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Questo articolo è stato pubblicato il 20 luglio 2014 alle ore 18:43.
L'ultima modifica è del 20 luglio 2014 alle ore 18:49.

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Lo diceva anche un veterano come Miguel Indurain che di Tour ne ha vinti cinque e una certa esperienza, in materia, quindi ce l'ha. Lo spagnolo diceva che la forma di un corridore la si vede anche da come riesce, mantenendo alta la concentrazione, ad evitare incidenti e infortuni. Che in corsa sono sempre dietro l'angolo. E che colpiscono chi è più al gancio, come è successo anche a Chris Froome, non a caso finito fuori dalla corsa, per un ennesimo incidente, proprio nella tappa del pavè. Quella dove Nibali aveva dato, pur non vincendola, una impressionante dimostrazione di sicurezza.

E proprio in quella occasione che si è capito quanto il siciliano fosse maturato. E quanto avesse imparato dagli errori del passato. Nibali infatti il suo successo l'ha costruito, mattoncino su mattoncino, proprio nelle prime tappe cogliendo di sorpresa sia Froome che Contador. Prima a Sheffield dove Vincenzo vince come finisseur. Poi appunto nella tappa di Aremberg dove prima fa saltare l'inglese e poi guadagna un bel vantaggio sullo spagnolo.

Quando si dice che il suo potere è avvantaggiato dall'assenza di Contador si dimentica che il leader della Tinkoff doveva recuperargli più di due minuti e mezzo. Cosa non facilissima, visto come il siciliano pedala in salita. Insomma, con i "se" non si va da nessuna parte.
Ha quindi ragione Nibali quando ai rosiconi replica: «Ero venuto qui al top per ottenere il massimo senza sentirmi sconfitto in partenza. Forse mi avrebbero battuto, forse no. Certo con Contador e Froome ce le saremmo date di santa ragione. In carriera però sono spesso arrivato davanti sia l'uno che l'altro...».

Bisogna dare atto a Nibali che finora ha dominato su ogni terreno. In pianura, sul pavè, l'abbiamo detto, e in salita la sua superiorità è stata perfino imbarazzante. A volte si ha l'impressione che vorrebbe lasciare spazio anche agli altri, ma poi, visto che gli altri non ce la fanno, va avanti lui per manifesta superiorità e per evitare rischi inutili. Qualcuno, soprattutto i francesi, tirano in ballo il doping, per precedenti non certo idilliaci di Vinokourov, che guida il Team Astana e di Scarponi, anche lui caduto in passato nelle maglie dei controlli.

Ma i distacchi che ha inflitto Nibali non sono distacchi da marziani come succedeva qualche anno fa con Armstrong e i suoi fratelli. Sono distacchi piuttosto umani, che fanno riflettere su quanto il ciclismo stia cercando di ritornare, dopo i disastri del passato, a quote più normali. Qui non giuriamo su nessuno, soprattutto dopo le scottature del passato. Ma Nibali è sempre stato uno pulito e mai coinvolto in vicende di doping. Finora qui al Tour ha avuto più di 15 controlli, quasi uno al giorno. D'accordo, il ciclismo non può non dimenticare le macchie del suo passato, ma non si può neanche farle scontare a chi, come Nibali, finora ha fatto di tutto per farle dimenticare.

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