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Addio al carbone: il Sulcis sperimenta l'energia pulita

Le miniere in perdita chiuse entro il 2018. Al loro posto centro di ricerca d'eccellenza. Okay da Roma con trenta milioni di risorse.

8. Sulcis / Il futuro

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La Sotacarbo è una società controllata in quote paritetiche da Regione Sardegna ed Enea. La sede è nell'antica laveria della miniera di Seruci dove una volta il carbone veniva ripulito dai detriti. Vi lavorano 20 dipendenti e 12 contrattisti, fra ingegneri, geologi e chimici; un'altra ventina di scienziati e tecnici servono per il progetto dell'ossicombustione.

La Sotacarbo ha sviluppato due impianti di gassificazione, uno da 5 megawatt termici e l'altro che separa l'anidride carbonica dall'idrogeno, a valle del quale c'è un piccolo generatore elettrico. Alla fine, resta zolfo purissimo che può essere dato all'industria chimica per produrre acido solforico e mille altri prodotti.
Spiega Mario Porcu, ingegnere, presidente della Sotacarbo: «Vogliamo realizzare un centro di ricerca di eccellenza internazionale, iniziando con la realizzazione di un primo impianto di ossicombustione, con potenza di 50 megawatt, con l'obiettivo di creare una filiera italiana e un polo tecnologico strategico per il Paese. Non possiamo perdere la corsa internazionale delle tecnologie ambientali, soprattutto in un momento in cui sappiamo che il nostro paese dispone di tecnologie capaci di trattare carboni di ogni tipo, anche poverissimi, con la possibilità di separare a basso costo la CO2 prodotta. Separata dai fumi, dovrà essere localizzata in aree in cui rimarrà inerte per migliaia di anni,negli interstizi di rocce o in depositi di acquiferi profondi e, comunque, in aree che la sequestreranno per tempi lunghissimi, senza alcun problema per l'ambiente e la popolazione». Perché? «L'Italia non può perdere la corsa internazionale delle tecnologie ambientali. Nnon abbiamo carbone competitivo, ma sappiano come renderlo sostenibile. I combustibili fossili rappresenteranno nei prossimi decenni una quota di oltre il 70% dell'energia elettrica prodotta e il carbone sarà circa un terzo di tale fabbisogno. Basta pensare alla Cina, che con il 26% delle emissioni mondiali di CO2 è un Paese che funziona a carbone».

La disponibilità di tecnologie a bassa emissione di carbonio è indispensabile per ridurre l'effetto serra «e così l'ossicombustione e lo sviluppo di tutte le tecnologie sulla energia pulita potrebbero essere la rivincita del Sulcis-dopo le miniere – aggiunge Porcu – e abbiamo già accordi per trasformare in fatti reali questa disponibiltà di know how e di tecnologia innovativa che attraggono investitori e contribuiscono allo sviluppo economico italiano"
Separata dai fumi, la CO2 va poi collocata da qualche parte. La Sotacarbo vuole sperimentare più forme di stoccaggio in profondità, sotto gli strati che arrivano oltre i mille metri. Se l'anidride carbonica viene pompata a 70 gradi e a 40 atmosfere s'infiltra nel carbone e ne caccia fuori il grisù, il metano che è il terrore di ogni minatore. Più sotto ancora c'è roccia impregnata di acqua preistorica. Saranno sperimentate l'iniezione nel carbone e quella nell'acquifero profondo.

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