Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2014 alle ore 11:23.
L'ultima modifica è del 30 luglio 2014 alle ore 11:24.

My24
Daniel Hackett (LaPresse)Daniel Hackett (LaPresse)

Nuova puntata del caso Hackett, che sembrava definitivamente chiuso con l'accettazione della squalifica, le scuse del giocatore e l'accordo con la società di appartenenza, l'Olimpia, per restare a Milano anche la prossima stagione con ingaggio decurtato senza cedere alle sirene che dall'estero gli proponevano ricchi contratti.

Invece, del tutto inattesa, è arrivata ieri una lettera che tutta la Nazionale italiana di pallacanestro ha scritto e inviato alla Federazione. Scaricando di fatto il compagno in modo ancor più netto di quanto avessero fatto in diretta tv De Rossi e Buffon con Balotelli subito dopo l'eliminazione mondiale contro l'Uruguay.

Il testo integrale della lettera recita: «Desideriamo chiarire la nostra posizione rispetto alla vicenda che ha coinvolto Daniel Hackett. Non vogliamo essere giudici di nessuno. Siamo in primo luogo persone e poi atleti professionisti che della propria passione hanno avuto la fortuna e il merito di fare il proprio mestiere, conservando ed alimentando l'amore per la Maglia della Nazionale. Dopo aver sentito diverse versioni dell'accaduto, abbiamo atteso l'epilogo della vicenda per raccontare, noi che lo sappiamo, come sono andati realmente i fatti. Tutto ciò solo ed esclusivamente per difendere e tutelare chi, ogni anno, decide di spendere con passione la propria estate al servizio della Maglia Azzurra. Venire in Nazionale significa rispettare certe regole; tra queste comunicare a tempo debito e attraverso lo staff medico del club, le proprie condizioni fisiche; presentarsi al raduno della Nazionale e lasciare che lo staff medico Azzurro possa fare le proprie valutazioni. Daniel non lo ha fatto. Sarebbe stato sufficiente attendere un paio di giorni e a quel punto sarebbe stato trattato come succede sempre ad ogni atleta convocato in Azzurro: se viene accertato che le condizioni fisiche non permettono di rimanere all'interno della Nazionale il giocatore viene autorizzato a tornare a casa. Poi ci sono le regole non scritte tra giocatori e Daniel le ha violate. Tra compagni di squadra c'è un codice di rispetto che lui ha infranto.
Chiediamo e pretendiamo rispetto da parte di tutti come lo riconosciamo a tutti. Se non si parte da questo presupposto è difficile costruire percorsi virtuosi e durevoli nel tempo, ma solo tragitti impervi e poco chiari. Teniamo a sottolineare che in Nazionale nessuno è mai stato costretto a giocare contro la propria volontà, e le condizioni mediche e fisiche di ognuno sono state sempre valutate attentamente dallo staff tecnico e sanitario e ogni volta sono stati studiati percorsi terapeutici e di recupero consoni alle esigenze di ogni atleta.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi