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Questo articolo è stato pubblicato il 02 agosto 2014 alle ore 17:38.
L'ultima modifica è del 02 agosto 2014 alle ore 21:05.

«È importante che Berlusconi sia al tavolo della riforma elettorale, come è stato a quello della riforma costituzionale. Questo è un elemento di serietà del sistema, sarebbe un segnale importante». Incassato il via libera di palazzo Madama al "nocciolo duro" della riforma del Senato (100 componenti non elettivi), il premier sposta il riflettori sulla legge elettorale, su cui lui stesso ha riaperto i giochi due giorni fa. Di ritorno dal viaggio al Cairo, il presidente del Consiglio ribadisce ai giornalisti l'importanza del patto del Nazareno e il ruolo "necessario" del leader di Fi per il varo dell'Italicum. La nuova legge elettorale tornerà in discussione al Senato dal primo settembre, e Renzi si dice cautamente ottimista sulla sua approvazione entro l'anno.

Oggi Senato in vacanza: «Nessuno ci avrebbe scommesso»
Poi, Renzi scherza sulla pausa nella maratona del voto sugli emendamenti: «Nessuno avrebbe scommesso sulla possibilità di consentire oggi al Senato di prendersi un giorno di vacanza». L'ottimismo è d'obbligo, visto che circa 5.000 su più di 8.000 emendamenti alla riforma del Senato sono stati esaminati e mancano ancora 5 giorni di sedute alla scadenza dell'8 agosto, fissata dal premier per il varo in prima lettura del ddl Boschi. «Si va avanti» più spediti di quanto si pensasse, il commento di Renzi, che sottolinea: «Questa è una riforma seria, una grande riforma». Quanto al vertice Ue del 30 agosto sulle nomine dell'Esecutivo europeo, l'unico problema «è che quello è il giorno della partita Roma-Fiorentina». Ma per il resto «l'Europa va bene».

Italicum tra i pilastri del Patto del Nazareno
L'intesa Renzi-Berlusconi per mandare in porto una nuova legge elettorale condivisa che prenda il posto del "Porcellum" bocciato dalla Consulta è uno delle gambe su cui si regge il cosiddetto "Patto del Nazareno", siglato dal premier e dal leader di Forza Italia nel gennaio scorso. Gli altri punti riguardano il via libera in Parlamento ad un Senato non elettivo, con l'abolizione dell'attuale bicameralismo, una riforma della giustizia, e un accordo sul prossimo inquilino del Quirinale.

La presunta clausola per escludere Prodi dalla corsa al Quirinale
Quest'ultimo punto sarebbe contenuto in una sorta di protocollo aggiuntivo del Patto, una clausola che impegna a concordare un candidato comune ad esclusione dell'ex presidente del Consiglio Romano Prodi. Secondo "Il Fatto" prevederbbe che «In nessun caso, durante le trattative per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica, potrà essere fatto il nome di Romano Prodi». Il giornale è tornato su questo aspetto nell'edizione di oggi, con una intervista allo stesso Prodi, che si è limitato a dire di «non essere per niente sorpreso» dell'indiscrezione, e di considerarla «l'unica buona notizia politica delle ultime settimane».

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