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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2014 alle ore 14:23.
L'ultima modifica è del 04 agosto 2014 alle ore 12:17.

Un'auto in acqua a Molinetto della Croda di Refrontolo (Treviso) dopo la bomba d'acqua che si è abbattuta nella notte (Ansa)Un'auto in acqua a Molinetto della Croda di Refrontolo (Treviso) dopo la bomba d'acqua che si è abbattuta nella notte (Ansa)

Sono state tutte identificate le quattro vittime del disastro di Refrontolo, in provincia di Treviso, uccise dallo straripamento del torrente Lierza. Si tratta di Luciano Stella, 50 anni, di Pieve di Soligo, e Fabrizio Bortolin, 48 anni, di Santa Lucia di Piave. Si aggiungono a Giannino Breda, 67 anni, di Falzè di Piave, e Maurizio Lot, 52, di Farra di Soligo, identificati in precedenza. Le quattro salme sono state portate nell'ospedale di Conegliano (Treviso).

Morte e distruzione hanno devastato ieri sera nel trevigiano, dove una "bomba d'acqua" si è abbattuta con tutta la sua potenza nella zona di Refrontolo, facendo tracimare un piccolo torrente, il Lierza, che ha spazzato via in pochi istanti persone, strutture, automobili, durante una festa paesana affollata di gente. Il bilancio è tragico: quattro i morti, almeno una ventina di feriti, dei quali uno grave. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha chiesto lo «stato di crisi» per la zona del Trevigiano colpita dallo straripamento del torrente.

«Sono quattro al momento i comuni interessati: Refrontolo (dove ci sono state le vittime), Tarzo, Cison di Valmarino e Pieve di Soligo, ma é aperto, potranno esserne inseriti altri», ha aggiunto, sottolineando che oltre a morti e feriti ci sono stati «frane, danni alle viabilità, case con i tetti danneggiati» da quella che é «una tragedia immane». «È un giorno di lutto per il Veneto», ha continuato Zaia, che pretenderà «bandiere a mezz'asta ovunque» il giorno dei funerali delle vittime. Il presidente del Veneto ha anche stigmatizzato la presenza di persone che stamattina passeggiavano o facevano sport nella zona dove é avvenuto il disastro. «È vergognoso», ha concluso, invitando i 'curiosì ad «andarsene. Qui ci sono dei morti e state intralciando il lavoro di chi sta mettendo in sicurezza il territorio».

Il disastro è avvenuto poco prima della mezzanotte. La piccola località del Molinetto della Croda - luogo frequentato dai turisti, anche per il famoso e antico mulino ad acqua - è stata colta all'improvviso dalla potenza del fortunale. Una pioggia battente che nel giro di qualche decina di minuti ha ingrossato a dismisura tutti i corsi d'acqua, tra cui il Lierza, vicino al quale era in corso la "Festa degli Omeni" con un centinaio di persone. Mentre tutti cercavano riparo c'è stata la tracimazione del torrente, che ha trasformato la strada in un fiume, portando via tende, stand, auto e persone con un'onda di un'altezza stimata in tre metri. I soccorsi sono apparsi subito difficili, perchè la zona sulle colline trevigiane è relativamente isolata e con una viabilità ristretta. Su Refrontolo sono state convogliate in breve squadre dei Vigili del fuoco, carabinieri, medici e infermieri del Suem 118 con tutte le ambulanze disponibili, uomini del Soccorso Alpino del Veneto. In giornata sono state perlustrate anche le aree contigue dove sono state trascinate cose e automobili per verificare che non vi siano altre persone coinvolte.

Il presidente del Veneto Luca Zaia, tenutosi in contatto fin da subito con i soccorritori, si è recato stamane sul luogo del disastro. «Sono quattro al momento i comuni interessati: Refrontolo (dove ci sono state le vittime), Tarzo, Cison di Valmarino e Pieve di Soligo, ma è aperto, potranno esserne inseriti altri», ha affermato il governatore veneto, sottolineando che oltre a morti e feriti ci sono stati «frane, danni alle viabilità, case con i tetti danneggiati» da quella che è «una tragedia immane». «È un giorno di lutto per il Veneto», ha continuato Zaia, che pretenderà «bandiere a mezz'asta ovunque» il giorno dei funerali delle vittime. Il presidente del Veneto ha anche stigmatizzato la presenza di persone che stamattina passeggiavano o facevano sport nella zona dove è avvenuto il disastro. «È vergognoso», ha concluso, invitando i "curiosi" ad «andarsene. Qui ci sono dei morti e state intralciando il lavoro di chi sta mettendo in sicurezza il territorio».

Contemporaneamente i vigili del fuoco si sono dovuti portare anche nella vicina Cison di Valmarino, località Rolle, per una frana che ha bloccato la strada impedendo il rientro a casa di 150 persone che rientravano dalla festa di Refrontolo.

Il Governo: pronti a sbloccare 1,1 miliardi
Intanto il Governo si dice pronto a sbloccare i fondi non ancora spesi per opere urgenti. Poco più di un miliardo è, infatti, bloccato dal Patto di stabilità. «Con lo sblocca dissesto e opere idriche mettiamo a gara entro il 2014 circa 1,1 miliardi di euro ancora non spesi per opere urgenti (650 per cantieri antidissesto e 480 milioni per l'idrico). Sono interventi che portano 31 mila occupati e sono già finanziati e in ritardo di anni o addirittura decenni», afferma in una nota Erasmo D'Angelis, capo di #italiasicura, la struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico e lo sviluppo delle infrastrutture idriche.

Guarda tutte le opere incompiute dopo le calamità

«È finalmente partita - aggiunge D'Angelis - per la prima volta dopo tante promesse non mantenute e grazie alla scelta del premier Renzi di creare la struttura di missione a Palazzo Chigi e nominare i Presidenti di Regione commissari di Governo contro il dissesto, quella che consideriamo la più importante opera pubblica di cui l'Italia ha bisogno e quanto accaduto stanotte nel trevigiano conferma l'urgenza di manutenzioni, di messa in sicurezza dei versanti franosi, di argini fluviali, di creare casse di espansione per ridurre il rischio alluvioni in tante aree del paese. Sono interventi - sottolinea ancora - che la politica da sempre considerava di serie B perché non portano voti e non fanno notizia, però salvano vite umane e l'ambiente, beni pubblici e privati e tutelano territori straordinari ma di una fragilità incredibile dovuta a deregulation urbanistica e all'abnorme consumo di suolo. Non possiamo e non dobbiamo più perdere altro tempo. Dopo decenni di attese e promesse, di veti e opposizioni - conclude il capo di #italiasicura - parte finalmente il cantiere della sicurezza per milioni di italiani».

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