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Questo articolo è stato pubblicato il 03 agosto 2014 alle ore 14:52.
L'ultima modifica è del 03 agosto 2014 alle ore 16:34.

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Dopo ventisei mesi di contrazione del credito al settore privato nell'area dell'euro, una contrazione che recentemente si è attenuata, ma non si è interrotta, la Banca centrale europea lancerà a settembre la prima di otto operazioni destinate a far ripartire i prestiti all'economia reale.

Resta tuttavia molto incerto se le banche richiederanno la liquidità resa disponibile, potenzialmente fino a mille miliardi di euro, e soprattutto quanta parte dedicheranno al credito a imprese e famiglie e in particolare a quei settori, come piccole e medie imprese, che faticano di più a ottenere accesso ai finanziamenti. E quale sarà la spinta alla ripresa tuttora boccheggiante dell'Eurozona.

Il dato del credito di giugno evidenzia un calo del'1,7%, meno pesante che nel recente passato, e l'indagine della Bce sul secondo trimestre mostra per la prima volta dal 2007 un miglioramento nelle condizioni dei prestiti alle imprese. Ma la frammentazione continua: in Germania, secondo l'istituto Ifo, le imprese hanno accesso «molto facile» al credito, nei Paesi delle periferia è vero il contrario. La carenza di credito è un freno notevole alla crescita. Studi del Fondo monetario mostrano che la ripresa può avvenire anche senza credito, in un caso su cinque, ma che è normalmente più debole e fragile. L'economista Guillermo Calvo definisce l'economia che riparte senza credito «araba fenice», una figura mitologica.

L'attenzione è quindi concentrata ora sulle Targeted long-term refinancing operations (Tltro), annunciate dal presidente Mario Draghi a giugno. Le prime due si svolgeranno il 18 settembre e l'11 dicembre: la fornitura potenziale di liquidità alle banche è di 400 miliardi di euro circa, il 7% dell'attuale portafoglio prestiti alle imprese e alle famiglie (esclusi i mutui per la casa). Successivamente, con altre sei operazioni, basate su parametri abbastanza generosi in termini di differenza fra i nuovi prestiti realizzati e quelli precedenti, il potenziale arriva ai mille miliardi ipotizzati da Draghi. Si tratta di una raccolta così a buon mercato da renderla appetibile anche alle banche del "cuore" dell'area euro. Tutte le operazioni sono in scadenza nel settembre 2018. Le banche saranno obbligate a rimborsare i fondi ottenuti se non li avranno prestati all'economia reale: l'obiettivo è di evitare che, come nelle Ltro triennali del 2011-2012, li utilizzino semplicemente per comprare titoli di Stato.

Ma quale sarà il vero impatto delle Tltro? Le variabili sono molte, anche perché il loro avvio si intreccia con la fine dell'esame delle banche da parte della Bce, a ottobre, che dovrebbe comunque rimuovere parte dell'incertezza sui bilanci bancari. Le stime degli economisti di mercato su quanto delle Tltro verrà effettivamente utilizzato sono diverse, ma in genere ben al di sotto del potenziale massimo. Secondo un'analisi di Bank of America, le banche potrebbero prendere 260 miliardi nelle prime due operazioni per arrivare a 550 in totale. Commerzbank stima un valore complessivo di 400-500 miliardi, osservando che a fronte di condizioni favorevoli e restrizioni tutto sommato modeste (che non impediscono alle banche di usare i fondi come vogliono fino a settembre 2016, con il solo obbligo di rimborso), c'è il fatto che molti istituti già abbondano di liquidità e che gli obblighi di comunicazione alla Bce sono stringenti. Nota Huw Pill, di Goldman Sachs, che le banche hanno ancora 500 miliardi di euro delle vecchie Ltro (da rimborsare entro febbraio 2015) e che le prime due Tltro offrono al massimo 400 miliardi; per di più i primi fondi sono concentrati nelle banche delle periferie, mentre buona parte della capacità di accedere alle prime Tltro appartiene a banche del "centro" dell'Eurozona.

Secondo il team di economisti di Unicredit, le Tltro saranno molto efficaci nel fornire una "assicurazione" alle banche contro possibili shock al costo della raccolta, per esempio in caso di una restrizione monetaria negli Stati Uniti. Per Marie Diron, di Moody's, aumenteranno la redditività delle banche, ma forniscono scarsi incentivi ad aumentare il credito all'economia e probabilmente verranno usate per rifinanziare attività esistenti. Alla Morgan Stanley ritengono che ridurranno il costo di raccolta per le banche delle periferia, il che abbasserà il costo del credito per le piccole e medie imprese, di 30-80 punti base nel caso della Spagna e di 20-40 punti base in Italia. L'impatto di breve periodo tuttavia, come insegna l'esperienza dello schema di Funding for lending adottato in Gran Bretagna, potrebbe essere limitato. Pill, di Goldman Sachs, ritiene che, non discriminando fra grandi imprese e Pmi, le Tltro potrebbero finire per indurre le banche a indirizzare i nuovi prestiti verso le prime, dove il rischio di credito e i requisiti patrimoniali sono inferiori, sostituendo semplicemente le recenti emissioni di obbligazioni. Le Pmi potrebbero comunque, dice Pill, beneficiare di una ricaduta del calo del costo del credito per le grandi e del miglioramento della redditività delle banche.

Quanto alla crescita economica, Unicredit stima un impulso addizionale complessivo di 0,2-0,4% nei prossimi due anni, con un +0,1% di inflazione. Ben May, di Oxford Economics, è più ottimista: anche con un modesto aumento del credito relativamente alle dimensioni delle Tltro, l'impatto sugli investimenti e sulla ripresa può essere notevole. Lo schema, sostiene, ha il potenziale di ridurre significativamente il rischio di deflazione.

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