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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2014 alle ore 10:30.
L'ultima modifica è del 08 agosto 2014 alle ore 13:42.

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Maria Elena Boschi abbraccia Anna Finocchiaro al termine della votazione (Lapresse)Maria Elena Boschi abbraccia Anna Finocchiaro al termine della votazione (Lapresse)

De Petris (Sel): non votiamo, da domani comitati per il no
«Vi illudete di aver vinto, ma la seggezza dei cittadini rimanderà al mittente la vostra riforma». La relatrice di minoranza Loredana De Petris (Sel) si scaglia con forza contro la maggioranza e il premier, annunciando da domani l'istituzione dei primi comitati per il no in vista del referendum popolare confermativo della riforma che l'Esecutivo ha promesso di voler promuovere al termine dell'iter parlamentare di approvazione del ddl Boschi. «Un risultato importante», spiega, ottenuto grazie alla tenacia dell'opposizione, e non «una graziosa concessione» del premier. Sotto accusa anche la conferma dell'immunità parlamentare per i senatori post riforma: «solo su questo avete conservato il bicameralismo perfetto». De Petris boccia in toto la riforma, «che non è stata decisa dal Parlamento ma imposta dalla maggioranza alla minoranza, e imposta alla maggioranza dal Governo», e annuncia la non partecipazione al voto del suo partito e del gruppo Misto.

Zanda (Pd): la democrazia non rischia, sbagliato evocare Corea del Nord
Critico con quanti hanno censurato le scelte della maggioranza accusandola di voler instaurare un regime stalinista pur di mandare in porto la riforma il capogruppo Pd Luigi Zanda. «In una grande democrazia europea del XXI secolo come l'Italia - spiega - ci si può dividere su tutto», ma non « separarci evocando la Corea del Nord, gli attentati all'integrità costituzionale». Quando si parla di Costituzione, «controllare il linguaggio è molto importante». No dunque alle «accuse di tradimento della Costituzione» e che ci siano «rischi per la democrazia».

«Renzi ha fallito»: i 5 Stelle lasciano l'Aula in fila indiana
Lasciano l'aula in polemica con la maggioranza anche i senatori del Movimento 5 Stelle, uscendo in fila indiana, prima del voto finale. Durante le dichiarazioni di voto il capogruppo Vito Rosario Petrucelli esprime il totale dissenso del movimento di Grillo alla riforma che verrà approvata oggi a Palazzo Madama: «La priorità non sono le riforme costituzionali, le risposte al Paese sono i provvedimenti economici, Renzi ha fallito».Vito Crimi, fuori dall'Aula, conferma: «Non partecipiamo al voto. Non vogliamo che il nostro nome sia accostato a questa riforma sbagliata. Il loro nome, invece, rimarrà impresso nella storia di una riforma che loro stessi votano giudicandola pessima».

Quagliariello (Ncd): «Grande occasione per cambiare l'Italia»
«Abbiamo cominciato cambiando noi stessi, dovremo concludere il cammino cambiando l'Italia. Abbiamo davanti a noi una grande occasione e la consapevolezza che difficilmente ve ne sarà un'altra. Per questo, innanzi tutto per questo, il Nuovo Centrodestra dirà sì a questa riforma». A dirlo è Gaetano Quagliariello, annunciando il voto favorevole del Nuovo Centrodestra alla riforma.

Scelta Civica e Per l'Italia confermano appoggio a riforma
Anche Alessandro Maran (Scelta Civica) conferma l'appoggio alla riforma: «Madrid è tornata a crescere grazie alla riforma del lavoro, noi ci aspettiamo che il governo affronti la riforma del lavoro, della spesa, della giustizia, con la stessa determinazione con cui ha affrontato la riforma del Senato». Voterà a favore anche Per L'Italia. Il capogruppo Lucio Romani elogia la riforma: «Con coraggio si è scelto di dare una risposta concreta, tangibile, in una stagione che deve essere quella dell'innovazione. Altra stagione non ci è data».

L'astensione «sofferta» della senatrice a vita Cattaneo
Dopo i dodici interventi previsti, iniziano le dichiarazioni, in dissenso, dalla senatrice a vita Elena Cattaneo ai senatori dem Vannino Chiti e Corradino Mineo, ad Augusto Minzolini (Fi) a Mario Mauro (per l'Italia). «Non ho visto il coraggio di volare alto. La verità è che non è questa la riforma costituzionale che serve al Paese. Si è parlato di allucinazione e professoroni con sentimento di sufficienza verso accademici impegnati», spiega Cattaneo annunciando la propria astensione «che so valere come voto contrario».

Il "dissidente" dem Chiti: Nazareno non può essere base per cambiare Italia
Chiti chiarisce le ragioni della sua posizione: «Non vogliamo delegittimare il Parlamento, ma io e alcuni colleghi Pd non parteciperemo al voto per due motivi: per critica alla riforma e perchè prosegue il confronto, per renderla piu' efficace». Il patto del Nazareno. aggiunge il leader dei "frondisti" Pd, «non puo' definire nè culturalmente nè politicamente insuperabili colonne d'Ercole e non puo' essere la base per cambiare l'Italia».

Maratona di votazioni iniziata il 9 luglio
Giunge dunque al traguardo la riforma del Senato e del bicameralismo italiano, il primo di un iter ancora lungo che prevede altre tre letture parlamentari e un referendum confermativo. Dopo polemiche, risse, uscite dall'aula e trattative si conclude oggi la lunga maratona di votazioni iniziata il 9 luglio, che ha "smaltito" oltre 7mila emendamenti grazie soprattutto alla regola del "canguro" (che permette di "salatare" l'esame di molti emendamenti simili o uguali ad una modifica bocciata dall'aula), il contingentamento dei tempi ottenuto dalla maggioranza e il pugno di ferro del presidente Pietro Grasso.

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