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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2014 alle ore 08:09.
L'ultima modifica è del 08 agosto 2014 alle ore 10:13.

Non si giudica un governo in pochi mesi né su un dato congiunturale, pur negativo e peggiore delle previsioni. Lo dice a chiare lettere il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, nel corso dell'informativa alla Camera sulla spending review. La strategia e le linee di politica economica perseguite dall'Esecutivo meritano un'attenzione ben diversa, perché puntano a risultati che saranno tangibili solo «in una prospettiva di medio-lungo periodo, quale quella che caratterizza i mille giorni».

L'intervento del ministro - che arriva il giorno dopo i dati sul Pil del secondo trimestre, quello che ha visto il debutto degli 80 euro in busta paga a 11 milioni di dipendenti con redditi fino a 26mila euro - è servito per ribadire che il tempo dei tagli lineari è finito. Appartiene a una fase caratterizzata dall'emergenza, che ha dato i suoi risultati (la spesa corrente al netto delle prestazioni sociali è scesa del 9% tra il 2010 e il 2013) ma che non ha garantito quei «risparmi permanenti» che solo la revisione della spesa può dare.
Al centro del piano del Governo ci sarà invece la spending review - ha ribadito Padoan - e gli interventi di riqualificazione della spesa saranno decisi dalla politica sulla base delle diverse opzioni tecniche elaborate negli ultimi mesi.

Il primo obiettivo è evitare l'uso della clausola di salvaguardia prevista dalla legge di Stabilità 2014, con il taglio (di nuovo lineare!) su detrazioni e agevolazioni fiscali per garantire un miglioramento dei conti di 3 miliardi nel 2015, 7 miliardi nel 2016 e 10 nel 2017. Non scatterà se entro il gennaio prossimo con la spending saranno realizzate maggiori economie. E Padoan s'è detto fiducioso in questo senso: «Oltre alle misure già introdotte ulteriori margini di miglioramento sono possibili nel 2014» ha affermato. Diversi gli esempi citati, dall'efficientamento degli immobili pubblici al taglio dei costi dell'illuminazione pubblica, dalla definizione dei fabbisogni e dei costi standard ai controlli sui prezzi di una serie di beni e servizi fatti dalla pa e finora mai monitorati.
Tutte le azioni di risparmio attivate con la spending (dl 66), con in più i tagli alle "spese fiscali" (3,5 miliardi quest'anno, 3,4 nel 2015, e 3,1 nel '16-'17) serviranno invece per rendere strutturale la riduzione del cuneo fiscale. «Un taglio del cuneo fiscale - ha detto Padoan - per produrre effetti significativi sulle decisioni di spesa delle famiglie e di investimenti delle imprese, deve essere credibile e permanente. Esso necessita quindi di essere finanziato, a regime, con misure di carattere strutturale. Questa convinzione sarà riflessa nella legge di stabilità 2015 a cui sta lavorando il governo».

La spending review è una componente essenziale della strategia di crescita del Governo fondata su due pilastri: riforme strutturali e politiche di stimolo agli investimenti «pubblici ma soprattutto privati, con misure già prese nel dl competitività e altre che seguiranno con lo sblocca Italia» ha sottolineato il ministro.
La legge di stabilità 2015 terrà ovviamente conto del nuovo quadro macroeconomico che colloca nel 2015 «una fase di ripresa più decisa e sostenuta». E il mancato effetto 80 euro? «Sarebbe sbagliato e fuorviante prendere in considerazione un quadro macro di pochi trimestri per valutare l'efficacia dell'azione governativa» chiude Padoan. Si va dunque avanti nel solco segnato e senza manovre correttive in un «contesto di medio-lungo periodo» nel quale compito del Governo sarà sostenere la ripresa economica.

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