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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2014 alle ore 12:42.
L'ultima modifica è del 11 agosto 2014 alle ore 12:45.

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Parla di «paralisi Italia» il Wall Street Journal di oggi. In un editoriale firmato da Simon Nixon, il quotidiano Usa torna sui conti di casa nostra e sulla crisi dell'euro, chiedendosi se la moneta unica europea «sopravviverà nei termini tedeschi o italiani». E chiarendo: «Il ritorno in recessione per la terza volta in cinque anni è primariamente una sfida per l'Italia e per il suo primo ministro Matteo Renzi». Il premier lo sa bene: in settimana, forse già tra oggi e domani, incontrerà il capo dello Stato Giorgio Napolitano per fare il punto sulle riforme.

Wsj: poco è stato fatto sul fronte del lavoro e della lotta alla burocrazia
Rispetto all'«agenda ambiziosa» promessa sei mesi fa, per il Wsj Renzi ha finora incassato poco. Le riforme istituzionali paiono avviate, ma «c'è scarso segno dei cambiamenti di vasta portata del lavoro e del mercato produttivo o di revisioni della burocrazia e del sistema giudiziario che ha bisogno di aumentare la sua produttività». L'Italia arranca, insomma, mentre gli altri paesi colpiti dalla crisi - la Spagna, il Portogallo, Cipro e persino la Grecia - sembrano vicini a vedere la luce in fondo al tunnel. E la Banca centrale europea è davanti a una sfida non da poco: insistere sulla strada dell'allentamento monetario, correndo però il pericolo di vedersi trasferire in bilancio il rischio creditizio dell'Europa meridionale. Una situazione che significherebbe la morte della visione tedesca della zona euro.

Capezzone: sforare il vincolo del 3% per abbassare le tasse
«L'unico vero atto di autonomia nazionale sarebbe decidere unilateralmente (come propongo da mesi, purtroppo inascoltato) di sforare il vincolo del 3%». Per Daniele Capezzone (Fi), presidente della commissione Finanze della Camera, l'intervista del premier Matteo Renzi al Financial Times nasconde «nonostante l'apparente rivendicazione di orgoglio, una sostanziale sottomissione a Berlino-Bruxelles». Perché soltanto superare il 3% nel rapporto deficit-Pil, permetterebbe «un taglio choc della pressione fiscale: io propongo 40 miliardi di tasse in meno, accompagnati da corrispondenti tagli di spesa».

Brunetta: tagliare la spesa e aggredire il debito pubblico
In un'intervista al Corriere della sera Brunetta oggi conferma la disponibilità di Forza Italia a collaborare con il Governo per salvare l'economia: «Se ci fossero provvedimenti davvero utili per il Paese li voteremmo». Avanti, quindi, con l'attuazione della delega fiscale per ridurre il carico per famiglie e imprese. Ma «deve per forza andare di pari passo col taglio della spesa e l'aggressione al debito pubblico». La ricetta di Brunetta è nota: privatizzazioni, liberalizzazioni, moratoria sull'articolo 18 (una sospensione di tre anni per i neoassunti).

Grillo riprende l'Economist: «Ammaccata la credibilità del Governo»
Sul suo blog Beppe Grillo stamane ripubblica l'articolo di sabato dell'Economist ("Shrinking again - Italy slips back into recession") titolando "L'Europa boccia Renzie". «La notizia della recessione lascia un'ammaccatura enorme nella credibilità della strategia complessiva del Governo», ha scritto il settimanale britannico. Aggiungendo che «se l'Italia vuole rispettare i proprio impegni di riduzione di bilancio della zona euro, senza aumentare le tasse, saranno necessari tagli alla spesa profondi (di 15, 20 miliardi secondo i più). Ma se il Governo non agisce rapidamente per liberare i mercati e favorire la razionalizzazione e l'efficienza c'è il rischio che i tagli faranno ulteriormente calare la domanda accelerando la spirale discendente in cui l'economia è intrappolata».

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