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Questo articolo è stato pubblicato il 11 agosto 2014 alle ore 10:25.
L'ultima modifica è del 11 agosto 2014 alle ore 12:11.

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Federica Mogherini (Ansa)Federica Mogherini (Ansa)

«Stiamo valutando insieme ai principali partner europei forme più efficaci» per fermare lo stato islamico, «non si tratta di un intervento militare ma di un sostegno, anche militare, al governo curdo». Lo ha detto il ministro degli Esteri Federica Mogherini, intervenendo a Radioanch'io.

Creare corridoi umani per far arrivare gli aiuti
«La necessita immediata - ha proseguito il ministro - è fermare lo stato islamico a protezione dei civili e questo lo si può fare e lo stiamo facendo con gli aiuti dal punto di vista umanitario: l'Italia ha stanziato più di un milione di euro». Secondo Mogherini però «c'è bisogno di creare dei corridoi umanitari per fare in modo che gli aiuti arrivino, da questo punto di vista stiamo valutando, non soltanto come ministeri degli Esteri, della Difesa e presidenza del Consiglio dei ministri, ma insieme ai principali partner europei, quali siano le forme più efficaci e tecnicamente possibili non di intervento militare ma di sostegno, anche militare, del governo curdo. Non si tratterebbe quindi di un intervento militare, ma di una forma di sostegno a ciò che il governo sta facendo».

L'Italia ha dato l'allarme quando l'Europa era distratta
«L'Italia è stata tra i primi Paesi, tra i pochi» a dare l'allarme, e a «sensibilizzare l'opinione pubblica» su quanto stava accadendo in Iraq, in particolare nel nord teatro dell'avanzata dello Stato Islamico, «quando ancora l'attenzione europea era distratta», ha rivendicato il ministro degli Esteri.

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