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Questo articolo è stato pubblicato il 10 agosto 2014 alle ore 14:25.
L'ultima modifica è del 12 agosto 2014 alle ore 10:01.

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Una manifestazione filogovernativa a Baghdad (Ap/LaPresse)Una manifestazione filogovernativa a Baghdad (Ap/LaPresse)

La coalizione Stato di Diritto-Alleanza Irachena Unita, principale forza politica sciita in Iraq, ha indicato come nuovo primo ministro non il proprio leader, il premier uscente Nouri al-Maliki, bensì Haider al-Abadi, neo-vice presidente del Consiglio dei Rappresentanti, il Parlamento uscito dalle elezioni legislative del 30 aprile scorso: lo hanno riferito fonti dello stesso blocco sciita, citate dall'agenzia Reuters, mentre la tv al Jazeera ha annunciato che il presidente Fuad Masum ha dato l'incarico di formare il nuovo governo ad al-Abadi. Oltre che numero due del Parlamento, Abadi è portavoce di
di Dawa, il partito guidato proprio da Maliki, che però ha insistito fino ad oggi nel voler guidare l'esecutivo per la terza volta di seguito.

La situazione politica in Iraq è estremamente caotica e un numero massiccio di forze della polizia, dell'esercito e dei reparti antiterrorismo dell'Iraq è stato dispiegato nelle zone strategiche di Baghdad la scorsa notte, prima che il premier al Maliki annunciasse in tv di voler presentare una denuncia contro il presidente Fuad Masum per violazione della Costituzione. Il premier sciita iracheno sostiene, infatti, che Masum abbia violato la costituzione non avendogli ancora affidato l'incarico.

E la Corte federale, alla quale domenica sera al Maliki si era rivolto per denunciare le violazioni della Costituzione, ha dato di fatto forza alla tesi di Maliki confermando che la carica di premier debba essere conferita al leader della prima forza parlamentare.

La denuncia di al Maliki a carico di Masum ha scatenato l'ira degli Stati Uniti, che hanno invitato il primo ministro a non aggiungere la crisi politica all'emergenza umanitaria e militare nel Paese. Washington poi, per la prima volta dal ritiro delle sue truppe da Paese a fine 2011, si è impegnata direttamente in Iraq, autorizzando raid aerei contro posizioni jihadiste nel nord del Paese.

Gli Stati Uniti, però, hanno ribadito il loro sostegno al presidente iracheno Fuad Masum. Il segretario di stato americano, John Kerry, ha riaffermato l'appoggio Usa al capo dello Stato e ha avvertito il primo ministro di non aggiungere la crisi politica all'urgenza militare e a quella umanitaria in Iraq. «Noi sosteniamo fermamente il presidente Masum (che) ha la responsabilità di garantire la Costituzione dell'Iraq», ha dichiarato Kerry, e «auspichiamo che al Maliki non causi problemi», mentre il rappresentante dell'Onu a Baghdad, Nicolay Mladenov, ha invitato oggi il primo ministro a «rispettare le responsabilità costituzionali del presidente della Repubblica».

Sempre Mladenov ha detto che il presidente Masum lascerà che il Parlamento nomini un primo ministro che formi «un governo inclusivo accettabile da tutte le componenti della società» e ha ammonito le forze di sicurezza irachene ad astenersi da interferenze nel processo politico democratico del Paese. Intanto sul terreno i jihadisti dello Stato islamico hanno preso il controllo della città di Jalawla.

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