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Questo articolo è stato pubblicato il 13 agosto 2014 alle ore 15:33.
L'ultima modifica è del 13 agosto 2014 alle ore 17:18.

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In Corea per rivolgersi a tutta l'Asia e invitare alla pace, all'evangelizzazione e alla riconciliazione. Papa Francesco è partito alle 16 a bordo di un Airbus A330 dell'Alitalia, dopo un veloce saluto a Fiumicino con il premier Matteo Renzi. Destinazione Seul per poi raggiungere Daejeon, dove si svolge la Giornata della gioventù asiatica: è il terzo viaggio del suo pontificato, dopo il Brasile e la Terra santa. Ed è la sua prima volta nell'Estremo Oriente, nonché la prima volta che a un pontefice è concesso di sorvolare la Cina.

«Pregate per la Corea e per l'Asia tutta»
«Nel giorno della mia partenza, vi invito a unirvi a me in preghiera per la Corea e l'Asia tutta», è il tweet di stamane di Papa Francesco, che anche stavolta, come prima degli altri viaggi, si è recato nella basilica di Santa Maria Maggiore per pregare. Un viaggio importante e fortemente simbolico, quello di oggi. Erano 15 anni che un pontefice non andava in Asia (l'ultima visita fu di Giovanni Paolo II in India nel 1999). Già lo scorso anno, tornando da Rio, Papa Francesco aveva sentito l'urgenza di partire. «Bisogna andare in Asia perché Papa Benedetto non ha fatto in tempo ad andarci».

Il saluto di Napolitano
«La comunità internazionale guarda con grande interesse a questa sua missione, la prima in Asia dall'inizio del pontificato», ha scritto il presidente Giorgio Napolitano in un messaggio a papa Francesco. «Sono certo che in questo delicato momento nel quale anche in Estremo Oriente si moltiplicano le tensioni, il suo messaggio di fratellanza e solidarietà saprà toccare il cuore di tutti coloro che operano per costruire nella regione un duraturo futuro di pace e convivenza».

Il Paese diviso dalla cortina invisibile
Ora più che mai il viaggio in Asia non era rinviabile: il Papa parte sofferente per i massacri in Medioriente, fresco dell'appello appena inviato nero su bianco all'Onu perché fermi la «tragedia umanitaria» che si sta consumando in Iraq. E atterra in un paese spaccato in due da sessanta lunghi anni, quando il 38° parallelo fu usato per dividere le due Coree: al Nord quella sotto l'influenza di Cina e Unione sovietica, al Sud quella sotto l'ombrello degli Stati Uniti. Una cortina invisibile ma pesantissima che ha segnato il destino dei due Stati e dei due popoli: la Corea del Nord è un regime repressivo impermeabile a ogni transito, la Corea del Sud è oggi un colosso tecnologico e la quarta potenza economica dell'Asia, nonché forse «l'unico posto al mondo - come ha ricordato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin - in cui la Chiesa cattolica cresce di pari passo con lo sviluppo economico».

Un'agenda fitta di appuntamenti
Papa Francesco atterrerà a Seul alle 10.30 di domani ora locale, ovvero alle 3.30 italiane. Il primo appuntamento sarà la celebrazione di una messa in privato nella sede della Nunziatura apostolica dove Bergoglio risiederà fino alla ripartenza, lunedì 18. Poi è in programma l'incontro istituzionale con le autorità politiche nella Blue House e il colloquio con la presidente coreana Park Geun-Hye, prima dei discorsi ufficiali. Alle 17.30 l'udienza ai vescovi della Conferenza episcopale coreana. E la mattina di Ferragosto la messa attesissima nel World Cup Stadium di Daejon seguita dal tradizionale Angelus. L'incontro con i giovani asiatici è fissato alle 17.30 al Santuario di Solmoe. Sabato sarà invece il giorno dedicato alla beatificazione di 124 martiri coreani con una cerimonia solenne alla Porta di Gwanghamun di Seul. Domenica, infine, l'udienza ai vescovi dell'Asia prima della messa che celebrerà al Castello per la Giornata asiatica della gioventù. E lunedì la messa «per la pace e la riconciliazione della Corea» nella cattedrale di Seul.

«Giovani portatori di speranza»
In un videomessaggio ai coreani inviato due giorni fa, papa Bergoglio ha sottolineato come «i giovani sono portatori di speranza e di energie per il futuro, ma sono anche vittime della crisi morale e spirituale del nostro tempo». Messaggio chiave per una "tigre" asiatica in cui benessere significa anche consumismo e individualismo. Non è un caso che il pontefice abbia aggiunto che «l'incontro tra gli anziani e i giovani è garanzia del cammino del popolo»: un chiaro invito alla solidarietà tra persone e generazioni, che è anche contributo di pacificazione.

La beatificazione dei martiri cristiani
Significativa la beatificazione dei 124 martiri coreani della prima generazione cristiana, tra cui il laico Paul Yun Ji-Chung, ritenuto il fondatore della Chiesa in Corea (unico caso di Chiesa nata nel 1600 da intellettuali laici, marcata da continue persecuzioni). L'Asia è una sfida per i cristiani del XXI secolo: la globalizzazione ha finora posto un ponte esclusivamente economico e commerciale tra Oriente e Occidente. Chissà che la visita di Bergoglio non getti le fondamenta per un incontro tra la spiritualità cattolica e la mistica asiatica. E non aiuti nel contempo a ricucire la ferita aperta tra il Nord e il Sud della Corea.

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