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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2014 alle ore 08:43.
L'ultima modifica è del 21 dicembre 2014 alle ore 14:46.

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NEW YORK - Rafael aveva 40 anni, era padre di famiglia, e da soli due anni indossava l'uniforme della polizia di New York. Il suo compagno, Wenjian, aveva 32 anni ed era già un veterano, con sette anni di servizio alle spalle ma solo due mesi di matrimonio. Rafael Ramos e Wenjian Liu erano partner e come tali, alle 2,45 del pomeriggio di ieri, erano seduti nella loro auto di pattuglia, parcheggiati nei pressi delle case popolari del quartiere di Bedford-Stuveysant di Brooklyn.

L’imboscata a Brooklyn
È scattata qui l'imboscata tesa loro da Ismaayil Brinsley, un afroamericano di 28 anni: si è avvicinato al finestrino, ha sfoderato una pistola e a sangue freddo li ha crivellati di proiettili senza che avessero il tempo di reagire. Entrambi sono morti durante il disparato tragitto all'ospedale. L'assassino, intanto, si è fatto rincorrere fino alla piattaforma di una vicina metropolitana e poi ha rivolto l'arma contro se stesso, togliendosi la vita.

Brinsley, pregiudicato, aveva sparato poche ore prima contro la sua compagna a Baltimora ferendola all'addome. Poi le minacce su Internet e la partenza per New York. Il messaggio, l'avvertimento del pericolo dalla polizia di Baltimora è arrivato tardi, proprio nel momento in cui il crimine stava per essere commesso. Brinsley infatti era già per strada, ha trovato la macchina della polizia, si è messo in posizione di tiro e ha sparato.

Primi agenti morti dal 2011
Lo shock e l'orrore hanno pervaso rapidamente New York - la prima morte di agenti in servizio dal 2011 - e l'America. Brinsley, secondo le prime indagini, ha agito senza complici. Ma sui social media, in particolare su Instagram, aveva inviato messaggi raccapriccianti nelle ore precedenti. «Oggi metterò le ali ai porci», aveva scritto ricorrendo a un vecchio insulto agli agenti, apostrofati come “pigs”, e pubblicando la foto di una luccicante pistola. E aveva fatto esplicito riferimento a una vendetta per la recente uccisione di due afroamericani disarmati da parte di poliziotti, Michael Brown a Ferguson, ed Eric Garner a New York, dove gli agenti coinvolti sono stati finora assolti da ogni responsabilità e sospetto di pratiche discriminatorie o razzismo.

Un uomo dal passato violento
Il gesto appare esser stato quello di un uomo dal passato violento. La sua fedina penale è lunga: gli arresti, in Georgia e Ohio, risalgono fino al 2006 per reati che vanno dal possesso illegale di armi al furto e all'ostruzione alla polizia. Ma l'omicidio si inserisce in un clima di tensione e polemiche tra la polizia, la comunità afroamericana e le autorità politiche cittadine e federali. E rischia di aggravarlo. Il capo della polizia di New York, William Bratton, ha dichiarato che gli agenti «sono stati assassinati, presi di mira per la loro uniforme». Il sindaco di New York Bill de Blasio, comparendo al suo fianco visibilmente scosso, ha detto che «quando viene ucciso un agente è un attacco contro tutti noi; viene strappato il tessuto stesso della nostra società». Il presidente Barack Obama ha pianto «due uomini coraggiosi che non sono tornati a casa stasera». E ha aggiunto: «gli agenti che servono le nostre comunità meritano tutta la nostra gratitudine ogni giorno. Chiedo a tutti di ripudiare la violenza e le parole che possono fare del male e di scegliere parole per sanare le ferite». Il Segretario alla Giustizia Eric Holder ha promesso alla polizia di New York tutto il sostegno del quale potranno aver bisogno. Anche le famiglie di Garner e Brown hanno condannato duramente l'assassinio. E così hanno fatto i leader per la difesa di diritti civili, quali Al Sharpton, che hanno definito pretestuoso qualunque legame del gesto con i nomi di Garner e Brown.

Gli agenti voltano le spalle al sindaco De Blasio
De Blasio e Holder, però, sono stati subito personalmente e pesantemente criticati da influenti sindacati di polizia, che da settimane li denunciano per non aver difeso gli agenti durante le recenti controversie e dimostrazioni di protesta dopo le uccisioni dei due afroamericani disarmati. Un video online ha mostrato decine di agenti voltare la schiena a de Blasio durante la sua conferenza stampa, un'immagine in netto contrasto con la dimostrazione di solidarietà degli agenti che hanno fatto ala al passaggio dei corpi dei colleghi all'uscita dell'ospedale. E la Patrolmen Benevolent Association, la principale union degli agenti, ha accusato con toni forti dimostranti e sindaco di essere responsabili diretti di un clima di risentimento verso la polizia: «Oggi molte mani sono sporche di sangue - ha detto il suo presidente Patrick Lynch - A cominciare dall'ufficio del sindaco».
Lynch di recente ha fatto anche circolare una petizione nella quale chiede che De Blasio sia messo al bando da qualunque funerale di poliziotti uccisi in servizio. Numerosi ex funzionari di polizia hanno chiesto le sue dimissioni e leader repubblicani tra i quali l'ex governatore dello stato George Pataki hanno denunciato le autorità cittadine e federali per una “retorica anti-polizia”. Lo stesso capo della polizia Bratton ha sostenuto nelle ultime ore che, a New York e nel Paese, «sono in corso iniziative contro la polizia». I prossimi giorni, all'ombra di vecchie e nuove tragedie, promettono di essere estremamente delicati sia per i politici che per le forze dell'ordine statunitensi.

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