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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2014 alle ore 13:28.
L'ultima modifica è del 18 agosto 2014 alle ore 14:54.

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Non è in corso alcuna trattativa né pubblica né "segreta" con l'Europa e neppure alcun piano taglia debito. È quanto sostengono fonti di Palazzo Chigi a proposito di alcune ricostruzioni di stampa che hanno parlato di una trattativa per dimezzare dallo 0,5% allo 0,25% la riduzione annuale del deficit strutturale (al netto del ciclo economico) dell'Italia, con un "risparmio" potenziale di 4-5 miliardi. Nessuna trattativa insomma con Bruxelles per «ammorbidire» le richieste sui conti pubblici italiani, né nuove tasse all'orizzonte, malgrado le indiscrezioni circolate in questi giorni sull'asse Roma-Bruxelles.

Italia rispetterà parametro 3% deficit/Pil
L'Italia, sottolineano le stesse fonti, farà la sua parte come più volte ribadito dal premier, rispettando il vincolo del 3% senza aumentare la pressione fiscale. Non esiste, ribadisce Palazzo Chigi, un problema Italia in Europa: esiste un problema dell'Eurozona che l'Italia contribuirà ad affrontare. Segno che il premier intende fare perno sul rischio crisi che sfiora tutti i paesi dell'Eurozona, compresa la locomotiva tedesca, per arrivare a una ridefinizione complessiva della valutazione dei conti dei singoli Paesi. Probabilmente, più che qualche «spicciolo» concesso come sconto all'Italia dalla attuale commissione guidata da Barroso con l'occhio severo di Olli Rehn, da Roma sperano di rinegoziare l'intera architettura dei conti pubblici europei con la nuova commissione, che si insedierà dopo il varo della legge di stabilità.

Bruxelles: finanze Italia analizzate in autunno
Anche da Bruxelles era arrivata una frenata rispetto all'ipotesi di una trattativa in corso sulla flessibilità, avanzata, tra gli altri, dal quotidiano Repubblica. «Non commentiamo questa congettura. Lo stato delle finanze pubbliche sarà analizzato in autunno», aveva in precedenza dichiarato da Bruxelles, Simon O'Connor, portavoce del commissario agli Affari economici Katainen.

Le resistenze della Germania
Non sono un mistero le resistenze dei Paesi rigoristi, la Germania su tutti, a concedere margini di flessibilità all'Italia rispetto ai parametri previsti dal Fiscal compact per il progressivo approdo al pareggio di bilancio. «Renzi guarda alla via francese, la via sbagliata. Francia e Italia devono ridurre il debito. Maastricht è ancora valido». Così oggi Norbert Barthle, responsabile della politica di bilancio dell'Eurozona per la Cdu di Angela Merkel, intervistato da Repubblica, torna sul nodo flessibilità. «La vediamo con molte riserve - dice -. La crisi di fiducia nell'euro è superata, ma la crisi dei debiti sovrani che l'ha scatenata è ben lontana dalla fine. Un'ulteriore flessibilità porterebbe ad ammorbidire e ad annacquare i criteri di stabilità concordati tra tutti i membri dell'eurozona. E in Francia come in Italia occorre che si arrivi alla consapevolezza di questa realtà».

Gli obiettivi di Renzi
Per adesso il premier è concentrato sui conti pubblici italiani. Una "manovra" da 16 miliardi di tagli alla spesa pubblica, grazie alla spending review, è già stata messa in cantiere. Molti temono l'arrivo di nuove tasse, ma palazzo Chigi smentisce di nuovo: «l'Italia rispetterà il 3%, e senza aumentare le tasse». La scommessa, infatti, è di riuscire a far ripartire l'economia con nuovi investimenti, soprattutto stranieri, nuove assunzioni, taglio della spesa pubblica e nuove infrastrutture. L'ennesima scure fiscale potrebbe solo deprimere ulteriormente i consumi già al palo.

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