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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2014 alle ore 15:15.
L'ultima modifica è del 22 agosto 2014 alle ore 17:17.
Alle autorità italiane non risulta che al momento Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, le due volontarie rapite in Siria, nella zona di Aleppo, alla fine di luglio, siano nelle mani delle milizie jihadiste dello Stato Islamico (Is). Lo ha ribadito il sottosegretario al ministero degli Esteri, Mario Giro.
«Non ci risulta che le affermazioni del Guardian corrispondano alla verità», ha detto Giro, contattato telefonicamente, alludendo all'articolo pubblicato giovedì del quotodiano britannico che segnalava che altri quattro stranieri - due ragazze italiane, un danese e un giapponese - erano ostaggi dello Stato Islamico.
Giro ha ribadito «l'assoluto impegno» dell'Italia «a liberare i nostri rapiti», impegno che «ha bisogno del silenzio e del massimo riserbo».
Il papà di Vanessa: ci ripetono "abbiate pazienza"
«Il fatto che non siano in mano all'Isis per noi non è una smentita, perché mai avevamo avuto conferme ufficiali che lo fossero: dalla Farnesina l'unica cosa che continuano a ripeterci è che dobbiamo avere tanta pazienza». Così Salvatore Marzullo, padre di Vanessa, la ragazza rapita in Siria insieme all'amica Greta Ramelli, ha risposto all'ANSA, sulle ultime notizie relative alla scomparsa. «Finora quelle che girano sono solo notizie di stampa - ha aggiunto - di ufficiale e sicuro a noi non è stato comunicato nulla».
Andervill (progetto Horryaty): senza credito notizia che siano in mano Isis
Anche il cofondatore del progetto Horryaty esprime le sue riserve sull'ipotesi Isis. «Siamo preoccupati come il primo giorno: non abbiamo elementi per dare credito alla notizia sul fatto che Vanessa e Greta siano nelle mani dell'Isis», spiega Roberto Andervill, cofondatore del progetto Horryaty insieme alle due ragazze rapite in Siria, parla della vicenda in una intervista pubblicata oggi dal quotidiano La prealpina.
Andervill, 47 anni, di professione fabbro, una quindicina di giorni fa aveva fatto sapere attraverso il suo sito che non avrebbe più rilasciato dichiarazioni e che non sarebbero stati «tollerati commenti di nessun genere». Nell'intervista al quotidiano di Varese, Andervill ribadisce comunque che «è necessario il silenzio». «L'Unità di crisi sta lavorando e abbiamo molta fiducia - aggiunge -. L'unico modo di aiutare è il silenzio e far lavorare l'Unità di crisi: quando Greta e Vanessa saranno a casa poi si potrà raccontare tutto».
«Le versioni sono contrastanti e suscitano tanti dubbi - afferma ancora Andervill - Ma cerchiamo di capire sulla base di cosa vengono scritte queste notizie che arrivano il giorno dopo l'uccisione del giornalista statunitense Foley».
Sulla pagina Fb del progetto Horryary-Assistenza sanitaria in Siria, da giorni campeggia la scritta "Vanessa e Greta presto a casa", e la foto con un ritratto a forma di disegno delle due ragazze.
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