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Questo articolo è stato pubblicato il 22 agosto 2014 alle ore 13:19.
L'ultima modifica è del 22 agosto 2014 alle ore 15:50.

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(Ansa)(Ansa)

Sono stati ritrovati poco fa, in località Poggio Anzù, i resti di uno dei due piloti ancora dispersi dopo lo scontro fra i due Tornado dell'Aeronautica avvenuto sui cieli di Ascoli Piceno il 19 agosto. Appartengono ad un uomo, forse il capitano navigatore Paolo Piero Franzese. Durante le perlustrazioni nella zona è stato ritrovato anche il casco del capitano pilota Mariangela Valentini. Il corpo è stato trovato dalle squadre del Soccorso Alpino.

Il ritrovamento è avvenuto in un luogo piuttosto distante da quello dove il 20 agosto erano stati recuperati i resti di due dei quattro piloti che viaggiavano bordo dei due caccia precipitati in un incidente di volo, verosimilmente quelli del pilota Alessandro Dotto e del navigatore Giuseppe Palminteri.

A Poggio Anzù si sono concentrate le ricerche delle ultime ore perché in quell'area erano stati individuati frammenti di aereo piuttosto grandi. È ancora impossibile fare ipotesi sull'identità del terzo corpo: all'appello mancano il capitano pilota Mariangela Valentini e il capitano navigatore Paolo Piero Franzese. Difficoltosa si presenta anche l'identificazione delle prime due vittime ritrovate: la procura di Ascoli Piceno ha affidato ieri al medico legale Adriano Tagliabracci l'esame del Dna sui resti, che verrà condotto in collaborazione con un consulente dell'Aeronautica militare.

Trovata scatola nera
Intanto ieri è stata ritrovata una delle scatole nere dei due Tornado precipitati sulle colline di Ascoli Piceno dopo essersi scontrati in volo. Il ritrovamento è stato effettuato da una delle squadre miste che stanno battendo la zona. Non ci sono al momento conferme ufficiali, ma la scatola nera dovrebbe essere stata localizzata insieme ad altri componenti dei relitti.
L'ipotesi prevalente per lo scontro tra due Tornado militari è l'errore umano. Lo ha detto una fonte investigativa al termine di un incontro con il pm Umberto Monti che coordina l'inchiesta.

Aeronautica militare: grazie a cittadini che offrono testimonianze
L'Aeronautica Militare sta ricevendo in queste ore «offerte di collaborazione da parte di cittadini che sono stati testimoni dell'incidente nel quale sono rimasti coinvolti lo scorso 19 agosto due Tornado del 6° Stormo di Ghedi ed i relativi quattro membri degli equipaggi». La forza armata, «nel rivolgere per questo a tutta la popolazione un sentito ringraziamento», esorta a «rivolgersi subito e direttamente alle autorità di Pubblica Sicurezza e alle forze dell'ordine affinché ogni elemento utile alle indagini in corso sia quanto prima disponibile all'autorità giudiziaria».

Nella base di Ghedi (BS) ritorno alla normalità
Intanto sono riprese oggi le attività di volo e di addestramento nella base militare di Ghedi (Brescia), sede del 6/0 Stormo dell'Aeronautica militare a cui appartenevano i due piloti e i due navigatori rimasti coinvolti nell'incidente. Sta, dunque, lentamente tornando alla normalità la vita nell'aeroporto, dopo che per tre giorni i militari hanno seguito, assieme ai familiari delle vittime, le ricerche dei corpi nella zona nei pressi di Ascoli Piceno.

Le famiglie dei quattro capitani hanno lasciato tra ieri e oggi la base e solo alcune sono rimaste nel Bresciano per continuare a seguire le operazioni di recupero dei corpi, senza allontanarsi di molto dall'aeroporto. I militari, che nei giorni scorsi hanno deciso di non lasciare soli nemmeno per un attimo i parenti dei piloti, oggi hanno ripreso a volare e ad addestrarsi, anche se restano il dolore e la sofferenza per la tragedia avvenuta.

Ora si cerca il quarto corpo
La "priorità" ora resta quella del ritrovamento anche del quarto corpo, affinché possa essere data sepoltura ai capitani Alessandro Dotto, Giuseppe Palminteri, Paolo Piero Franzese e Mariangela Valentini, i cosiddetti 'Diavoli Rossi' del 6/0 Stormo. Quando saranno concluse le ricerche e le attività della magistratura, verrà organizzata la cerimonia funebre che dovrebbe tenersi nell'aeroporto militare.

Ogni ipotesi resta aperta
Anche dalla base di Ghedi, infine, i responsabili della comunicazione dell'Aeronautica militare chiariscono che in relazione all'incidente «ogni ipotesi è aperta» e che le indiscrezioni circolate relative a un mal funzionamento del radar di bordo o delle piattaforme inerziali «non si basano su alcun elemento concreto e specifico, sono del tutto premature e smentite da quanto finora emerso».

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