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Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2014 alle ore 06:38.

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Del resto nemmeno i libici sanno a chi rivolgersi in un Occidente latitante e quindi hanno sollecitato i Paesi della regione. L'Egitto, secondo fonti americane, insieme agli Emirati avrebbe appoggiato con i raid aerei le milizie del generale Khalifa Haftar in Cirenaica e poi bombardato anche gli islamici a Tripoli. Gli egiziani hanno ribadito ieri di avere diritto a intervenire per evitare il contagio dell'anarchia libica.
Ma a queste iniziative contro le fazioni islamiste ne potrebbero seguire altre di segno opposto, trasformando la Libia in un'altra devastante guerra per procura come quella in corso da anni in Siria. Tra infiltrazioni jihadiste e interferenze esterne di ogni tipo, la Libia come la Somalia può aspirare a diventare un'altra cronica zona grigia sulla mappa africana. Se per queste stesse ragioni la Francia è andata in Mali, dovrebbe tornare anche in Libia per rimediare ai guasti delle sue iniziative. Che cosa hanno fatto europei e americani per la Libia? L'hanno lasciata scivolare nel marasma del Medio Oriente. Nel febbraio 2011 i francesi hanno trascinato la Nato, e anche noi, nei raid contro il Colonnello per poi dichiarare di avere vinto la guerra con una sfilata di Sarkozy e Cameron a Bengasi, seguita da quella dell'onnipresente Erdogan, il neopresidente turco, altro brillante membro della Nato che da alcuni anni, insieme al nuovo premier Davutoglu, sta combinando disastri, dalla Siria a Gaza.
Dopo aver sostenuto i Fratelli Musulmani egiziani, spazzati via dal golpe del generale Al Sisi, Erdogan ha preso in casa i combattenti libici con l'idea di convogliarli oltre confine, insieme ad altre migliaia di estremisti, nella battaglia contro Assad. Una jihad i cui effetti stiamo misurando con l'avanzata del Califfato. I mujaheddin libici poi la Turchia ha dovuto rispedirli a Bengasi perché erano diventati ospiti scomodi. È a questi apprendisti stregoni, foraggiati dalle monarchie del Golfo, che hanno dato retta per convenienza e interesse americani ed europei.
Definire avventuriste queste iniziative, volte a dirigere a proprio piacimento le rivolte arabe, è dire poco. Francia e Gran Bretagna hanno provato, con insuccesso evidente, a scalzare l'Italia dal suo ruolo economico primario nell'ex colonia libica, come se fosse questo l'obiettivo. Se ora la produzione di petrolio è risalita da 150mila a 600mila barili non lo si deve certo a loro. Mentre la Ue si è dimostrata un ectoplasma che ripete frasi fatte e non fa nulla per frenare l'ondata dei profughi.
L'Europa si rifiuta di curare persino i sintomi del male oltre che le sue radici. Altri potrebbero farlo al suo posto ma dopo non lamentiamoci delle conseguenze.
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