Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 agosto 2014 alle ore 07:28.
L'ultima modifica è del 27 agosto 2014 alle ore 14:57.

My24
OlycomOlycom

Ore di svolta in Medio Oriente. Mentre dal Cairo arriva l'annuncio di una tregua di lunga durata fra Israele e il gruppo radicale palestinese Hamas, gli Stati Uniti fanno i primi voli di ricognizione in Siria che dovrebbero preludere a un attacco contro postazioni di IS o Isis, lo Stato Islamico, gruppo di terroristi che stanno tenendo sotto scacco la regione fra Siria e Iraq, perseguitano cristiani e minoranze come yazidi e turcomanni, hanno dato prova di ferocia senza limiti con la decapitazione del giornalista americano, ostaggio da due anni, James Foley.

Intanto un cittadino Usa, Douglas McAuthur McCain, 33 anni, di San Diego, è morto mentre combatteva a fianco dei jihadisti dell'Isis in Siria. Lo riferisce Nbc. Sarebbe stato ucciso negli scontri del weekend fra due gruppi di opposizione siriani, riferisce il Free Syrian Army. In tasca aveva 800 dollari e il passaporto americano.

Ieri il governo di Bashar Assad che solo un anno fa era obiettivo di raid Usa minacciati ma non realizzati da Obama, ha teso la mano a una collaborazione con gli Stati Uniti: va bene i bombardamenti americani, dice il governo di Damasco, ma solo «con il nostro coordinamento». Oggi la Casa Bianca rifiuta questo aiuto: «non c'è alcun progetto di coordinamento con il regime di Assad» contro lo Stato Islamico: afferma il portavoce della Casa Bianca Josh Earnest dopo le aperture degli ultimi giorni da parte di Damasco.

I voli di sorveglianza degli Stati Uniti monitorano le zone del territorio siriano controllate dagli jihadisti dello Stato Islamico (Is), riferisce il sito web di Al Jazeera, citando fonti anonime dell'amministrazione americana.

Era stato il New York Times ad anticipare che ill presidente Barack Obama aveva autorizzato voli di ricognizione: un passo significativo verso una diretta azione militare americana in Siria, da affiancarsi a quella già in corso in Iraq. I confini tra Siria e Iraq sono stati infatti «cancellati» dall'Is, con la proclamazione del Califfato islamico comunicata all'Occidente con un video caricato su Youtube.

Oggi la tv irachena «al Sumaria» ha riferito che i miliziani dell'IS hanno ripreso la diga di Mosul, strappandola ai peshmerga curdi che l'avevano riconquistata il 17 agosto con l'aiuto dei raid aerei americani. La notizia è stata però smentita sia da fonti irachene che curde, le quali hanno confermato che gli jihadisti nella notte hanno sferrato un attacco con l'utilizzo di carri armati, respinto dall'azione congiunta dei Peshmerga e delle forze speciali di Baghdad.

L'Iran aiuta i peshmerga curdi
Intanto l'Iran sta già aiutando i peshmerga con l'invio di armi. Lo ha annunciato il presidente curdo Masud Barzani, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ad Erbil. Zarif ha precisato che Teheran non ha inviato i propri militari in Iraq. «E non intendiamo farlo», ha precisato. «Crediamo che i Peshmerga siano in grado di proteggere le proprie aree». Ma quasi simultaneamente, Teheran ha minacciato di intervenire «senza restrizioni» nel conflitto se anche le citta' sciite di Kerbala e Nayaf cadranno nelle mani dell'Is. Il ministro dell'Interno Abdolreza Rahmani'-Fazli ha spiegato che l'eventuale caduta delle due citta' e' la linea rossa fissata dal presidente Hassan Rohani.

La disputa tra Baghdad e il governo regionale del Kurdistan iracheno sull'esportazione di petrolio curdo ha determinato per il governo federale, assieme al peggioramento delle condizioni di sicurezza nel nord del paese, perdite per oltre 16 miliardi di dollari. Lo ha dichiarato in un comunicato il portavoce del ministero del Petrolio iracheno, Asim Jihad.

Iraq: 700 turcomanni massacrati da Isis scorso luglio
Circa 700 civili appartenenti alla minoranza turcomanna sciita, tra cui "bambini, donne e vecchi", sono stati massacrati dai jihadisti dello Stato islamico (Isis) nel villaggio di Beshir, nel nord dell'Iraq. Lo ha detto all'Ansa il rappresentante dell'Unicef in Iraq, Marzio Babille, precisando che la strage è avvenuta tra l'11 e il 12 luglio.

Lo stesso rappresentante Unicef aggiunge che è necessario un «D-Day umanitario» per i 700.000 profughi in fuga dalle violenze dell'Isis nel nord dell'Iraq: Marzio Babille, chiedendo tra l'altro alla comunità internazionale di istituire una zona protetta come quelle realizzate in Bosnia, con truppe sul terreno.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi