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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2014 alle ore 08:12.
L'ultima modifica è del 31 agosto 2014 alle ore 13:47.

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ROMA
A chi le chiede se sostituirà prossimamente Federica Mogherini alla Farnesina, Debora Serracchiani, governatrice del Friuli e vicesegretario del Pd, risponde con nonchalance che lei sta bene dove sta e che comunque su sostituzioni o rimpasti decide Matteo Renzi. Parole scontate. Così come è scontato che il via libera ottenuto ieri da Bruxelles per promuovere Mogherini a Lady Pesc, imporrà al premier di intervenire sulla squadra di governo. È ancora presto per dire se si tratterà di una mera sostituzione o invece di un intervento a più ampio raggio, di un rimpasto, come si usa dire nel gergo politichese. E più che dai nomi, che sia l'attuale viceministro Lapo Pistelli o il titolare della Difesa Roberta Pinotti o la stessa Serracchiani, la scelta del futuro ministro degli Esteri dipenderà dall'evoluzione delle prossime settimane.
Renzi ha già convocato per domani a Palazzo Chigi la conferenza stampa sui «mille giorni» con cui illustrerà il businness plan di legislatura del governo. L'obiettivo però è di portare a casa rapidamente qualcosa, già in autunno, quando il confronto con i partner europei sulle misure per combattere deflazione e aiutare la ripresa entrerà nel vivo. Lo conferma anche il vertice sulla crescita confermato per il 7 ottobre che proprio il premier italiano e presidente pro tempore della Ue aveva proposto. L'obiettivo è ottenere il sì del Senato al Jobs act, la legge delega per ridisegnare mercato del lavoro e ammortizzatori sociali, un vero e proprio atout per Renzi da poter calare sul tavolo europeo, rafforzando la proposta italiana sull'uso della flessibilità prevista dal Patto.
Nel discorso di Jackson Hole Mario Draghi è stato del resto esplicito. Il presidente della Bce ha assicurato che l'istituzione di Francoforte è pronta a fare di più per combattere deflazione e bassa crescita, anche facendo ricorso a «misure non convenzionali», ma allo stesso tempo ha ammonito che sarebbe illusorio pensare che una politica monetaria accomodante possa sostituirsi ai governi e alle riforme indispensabili per invertire il segno del Pil. Le economie che hanno resistito meglio alla crisi in termini occupazionali sono quelle dotate di maggiore flessibilità del mercato del lavoro nell'adattarsi alle condizioni economiche, ha detto il presidente della Bce, citando a mo' d'esempio non solo la Germania ma anche Irlanda e Spagna dove non a caso la disoccupazione «è iniziata a scendere dopo importanti riforme». Proprio a quel discorso ha fatto riferimento il Quirinale nella nota diffusa subito dopo l'incontro con il ministro dell'Economia, Piercarlo Padoan di venerdì, così come lo stesso Renzi durante la conferenza stampa sullo Sblocca-Italia e la riforma della giustizia.

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