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Questo articolo è stato pubblicato il 31 agosto 2014 alle ore 20:45.
L'ultima modifica è del 01 settembre 2014 alle ore 07:13.

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BOLOGNA - «Dal punto di vista concettuale i contenuti del provvedimento sblocca Italia sono condivisibili. Il problema è la quantità e la reale disponibilità dei fondi per sostenere questi investimenti, ad esempio quelli per le infrastrutture. Aspettiamo il testo definitivo ma la nostra impressione è che non sarà sufficiente per far ripartire il Paese».

Giorgio Squinzi ha appena ascoltato le parole del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sul palco della Festa dell'Unità, un confronto di un'ora che si è svolto in un clima di cordialità. Con il sottosegretario che ha recepito la richiesta del presidente di Confindustria di sgravi alla ricerca e innovazione per stimolare gli investimenti delle imprese.

Dal presidente di Confindustria è arrivata la fotografia del Paese: «La situazione è drammatica, abbiamo perso il 24% di volume di produzione e il 15% di capacità produttiva, abbiamo perso un milione di posti di lavoro, abbiamo perso 9 punti di pil. Quest'anno auguro che il pil sia in pareggio, ma non ne sono convinto, dagli ultimi dati emerge un calo dello 0,2-0,3».

Ecco perchè Squinzi è tornato ad incalzare sulla necessità di «un progetto a medio lungo termine per il Paese e fare tutti sacrifici, sacrifici importanti. Il Paese sta vivendo sopra i propri mezzi, e cioò vale per tutti, lavoratori, pensionati, imprese. Stiamo raschiando il fondo, ora siamo arrivati alla fine. Un Paese che ha il 43% di disoccupazione giovanile è destinato al disastro».

Il lavoro lo creano le imprese, ha insistito Squinzi, che sul bonus di 80 euro ha ribadito la posizione di Confindustria: «Non hanno avuto un impatto reale sui consumi, avevamo detto, e non solo noi, che sarebbe stato meglio investire i circa 10 miliardi sul taglio al cuneo fiscale, che non vuol dire abbassare i salari, come qualcuno ha voluto dire e lo stesso presidente del Consiglio ha ipotizzato, noi vogliamo incrementarli, i salari, non diminuirli, e creare lavoro».

Per ora, ha detto Squinzi rispondendo a una domanda, le imprese non si sentono protette dal governo, «per lo meno non ancora». E se Delrio ha elencato alcuni successi dell'esecutivo, Squinzi ha contestato il risultato sul calo dei costi dell'energia: «È stato uno spostamento di carico fiscale da un tipo di imprese a un altro». Invece bisogna intervenire sui problemi che frenano la competitività delle imprese, «che sono tra l'altro solo di tipo economico, sono di semplificazione». I ritardi nei permessi, l'«abuso di diritto fiscale».

E ha insistito: «Dateci un Paese normale e le imprese faranno vedere cosa sanno fare. Ma la politica deve avere un progetto di futuro chiaro: la politica deve pensare alle prossime generazioni, avere un progetto». Bisogna intervenire sui temi della magistratura, del fisco, del pagamento dei debiti della Pa, «sono stati pagati solo 26 miliardi». Bisogna rilanciare l'edilizia, il settore più penalizzato con un calo del 60 per cento. «Si può dare un booster intervenendo su cose che non hanno costi straordinari per lo Stato». Si è soffermato sulle province: «Sono preoccupato, non si eleggono più, ma i dipendenti sono tutti lì».

Ecco quindi che torna il tema della visione e del progetto: «Diteci il disegno complessivo. Allora il supporto a questo governo che è consistito in attesa benevola diventerà più sostanzioso. Ma dopo avere promesso che si faceva tutto in 30 giorni, poi si è detto mille giorni: mi sembra più realistico, ma bisogna farle le cose che servono per sbloccare questo Paese».

E Squinzi ha rilanciato la necessità di una riforma del mercato del lavoro: «Il presidente del Consiglio mi sembra che ce l' abbia chiaro, mettiamoci mano. Nell'attrazione degli investimenti siamo all'84° posto». La direzione, ha detto il presidente di Confindustria, è un contratto unico a tempo indeterminanto che sia conveniente per imprese e lavoratori. E a una domanda sul peso dell'articolo 18: «Non mi tiro indietro - ha risposto- nella chimica non è fondamentale come in altri settori ma capisco che altri comparti sono sottoposti a pressioni enormi su questo tema».

Squinzi ha ottenuto gli applausi della platea quando ha ricordato che è orgoglioso di avere nel proprio curriculum di imprenditore nè una riduzione di personale, nè un'ora di cassa integrazione, e ha sottolineato che la sua Confindustria è fatta di imprenditori che lottano sui mercati, non frequentatori di salotti buoni, e che l'associazione degli industriali non farà resistenze corporative difronte agli interventi del governo.

In chiusura, la riforma elettorale: per un giudizio Squinzi aspetta la fine dell'iter parlamentare, comunque è positivo tutto ciò che va verso la direzione di assicurare governabilità e stabilità. «In 18 mesi da presidente di Confindustria ho avuto davanti tre governi».

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