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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2014 alle ore 14:17.

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Ildefonso Guajardo Villareal (Bloomberg)Ildefonso Guajardo Villareal (Bloomberg)

Il Messico dunque non è solo un mercato di 112 milioni di consumatori, ma un ponte verso gli altri Paesi con cui ci sono accordi di libero scambio: ci dà un'idea delle potenzialità?
I 45 trattati in vigore oggi con Paesi di tutto il mondo ci danno una rete di più di 1,1 miliardi di consumatori. Un esempio, senza fare nomi: un'impresa giapponese che produce in Messico sta attualmente esportando da qui in 80 Paesi (la Fiat500 prodotta in Messico viene venduta anche in Cina, ndr). Ormai da anni ci siamo convertiti in una super piattaforma di produzione ed esportazione.

Il Messico è dunque davvero la nuova Cina?
Il Messico ha fattori che la Cina non ha e mai avrà. Per esempio abbiamo accesso diretto alle fonti di energia, con un costo dell'approvigionamento energetico che è di un quarto rispetto alla Cina. In più, un forte capitale umano, con un'altissimo numero di giovani laureati ogni anno. Si sta puntando molto sull'innovazione, con risultati via via crescenti in termini di produttività, posizionandoci già al di sopra della Cina.

Ci spiega in cosa consiste la Riforma energetica del Paese e se ci sono opportunità per le imprese italiane?
Finora il settore energetico messicano è stato monopolio statale, il che ha limitato la capacità, anche per motivi fiscali e normativi interni, di effettuare investimenti, nonostante l'abbondanza di risorse del Paese, dal petrolio al gas alle fonti naturali. Abbiamo perso la nostra competitività nel settore. Vent'anni fa esportavamo, per ogni dollaro importato di energia, sette dollari; oggi il rapporto è di uno contro 1,6 di esportazione. In sostanza la mancanza di investimenti nel settore ci sta rendendo dipendenti dall'estero, pur con tutte le risorse del Paese. La Riforma energetica, già approvata a livello parlamentare, per la prima volta permette all'impresa statale, Pemex, di potersi associare con imprese private per l'esplorazione, lo sfruttamento, la raffinazione e il processo dei prodotti petroliferi. Questo significa, per esempio, che Pemex può siglare accordi di "short production" per l'esplorazione nel Golfo del Messico e, se si ha esito favorevole, sfruttare congiuntamente le risorse. Si potrà anche procedere con concessioni vere e proprie: l'idea è poter attrarre nuovo capitale privato per effettuare gli investimenti necessari. Oltre che per il petrolio, il discorso vale anche per il settore del gas, che è stato totalmente trascurato. Sorvolando di notte la frontiera tra Messico e Stati Uniti, si vedono un'infinità di luci di pozzi di gas share negli Stati Uniti, a migliaia; nel lato messicano se ne vedono tre o quattro. E stiamo parlando dello stesso bacino di energia. Lo sfruttamento adeguato del gas naturale avrà anche un impatto in termini di diminuzione di costi dell'energia elettrica, perchè il gas è meno costoso, ed è una fonte meno contaminante per l'ambiente naturale.

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