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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2014 alle ore 19:12.
L'ultima modifica è del 03 settembre 2014 alle ore 16:40.
«Abbiamo già assistito a epidemie di Ebola. Questa però è la prima che si allarga a molti Paesi e apparentemente è fuori controllo». Parola di Thomas Frieden, il direttore dei Centers for disease control and prevention (Cdc) di Atlanta. Intervistato dalla Cnn, Frieden ha aggiunto che ora l'epidemia «è grave, peggio di quanto mostrano i numeri e sta per peggiorare nel prossimo futuro». L'opportunità di cambiare rotta si sta chiudendo, «ma non è ancora chiusa»: è cruciale muoversi subito, in fretta, entro le prossime settimane. Mentre l'Onu ripete che non possiamo permetterci di perdere la battaglia contro la malattia, un altro medico missionario americano è risultato positivo al virus a Monrovia, in Liberia. Se il caso fosse confermato, sarebbe il terzo dopo il collega e la missionaria trattati con il farmaco sperimentale ZMapp e guariti dopo il ricovero all'Emory University Hospital di Atlanta.
Obama agli africani: «Sappiamo come fermare la malattia»
Con un video pubblicato sul sito della Casa Bianca, il presidente Usa Barack Obama si è rivolto alle «popolazioni di Liberia, Guinea, Sierra Leone e Nigeria» per dire che «il primo passo nella lotta per bloccare l'Ebola è conoscere i fatti» ma soprattutto che «fermare la malattia non è facile, ma noi sappiamo come farlo». Una rassicurazione condita dalla raccomandazione a «conoscere i fatti: anzitutto che il virus dell'Ebola non si diffonde con l'aria come l'influenza, e non si può prendere con contatti casuali». La modalità più comune di contagio «è il contatto con i fluidi corporei di qualcuno malato, o che è già morto o con strumenti contaminati come aghi». Dunque - è l'esortazione del presidente - i cadaveri dei malati non vanno toccati: «Potete rispettare le vostre tradizioni e onorare i vostri cari senza rischiare le vite di altri». Un'allusione diretta all'usanza di lavare con le mani il corpo del defunto per prepararlo alla sepoltura, diffusa in alcune aree.
Iniziano i test del vaccino sull'essere umano
Proprio questa settimana comincia la sperimentazione nell'essere umano del vaccino messo a punto da GlaxoSmithkline e da Niaid con lo zampino di cervelli italiani, finora testato soltanto sugli scimpanzè. I ricercatori hanno ottenuto dalla Food and drug administration il via libera a procedere. Prima il preparato sarà somministrato a tre persone sane, per verificare eventuali effetti negativi, poi a un piccolo gruppo di volontari tra i 18 e i 50 anni. Mentre il Giappone ha messo a punto un test rapido per stanare il virus, giovedì e venerdì a Ginevra si riuniranno più di 150 esperti e ricercatori per fare il punto generale sullo stato di sviluppo dei trattamenti sperimentali disponibili.
Msf: gli stati si muovano
L'allarme lanciato da Frieden fa il paio con quello della presidente di Medici senza frontiere, una delle organizzazioni non governative più presenti in Africa occidentale, dove l'epidemia sta dilagando (da dicembre 2.600 contagi e 1.500 decessi in Liberia, Guinea, Sierra Leone e Nigeria). «Il mondo sta perdendo contro la peggiore epidemia di Ebola mai registrata», ha tuonato Joanne Liu, che ha richiamato gli stati con le migliori capacità di risposta ai disastri biologici a usare tutti i mezzi, compresi «gli apparati medici civili e militari», per affrontare l'emergenza. Anche perché Ong e strutture locali sono allo stremo e da sole non possono implementare la roadmap globale dell'Oms da 490 milioni di dollari per combattere l'epidemia. «Gli stati si sono sostanzialmente uniti in una coalizione dell'inazione», ha concluso Liu. «Il tempo stringe e l'Ebola sta vincendo». Msf descrive scenari apocalittici in Liberia e in Sierra Leone: centri sovraffollati di pazienti potenzialmente infetti, cadaveri in decomposizione lungo le strade, quarantene forzate che creano il panico peggiorando la situazione.
Chan (Oms): il virus è una minaccia globale
«Il virus dell'Ebola è una minaccia globale», ha detto la direttrice dell'Organizzazione mondiale della sanità, Margaret Chan, al Palazzo di Vetro dove si è svolto il summit degli stati membri sul virus. Dei 3.069 casi segnalati oltre 1.550 ammalati sono morti: meno del 50%. Sempre meglio del 90% delle epidemie del passato, ma non c'è da stare allegri. «L'epidemia peggiorerà prima di migliorare - ha sottolineato Chan - e richiede un aumento della risposta globale, perché è senza precedenti». Cresce a 31 intanto il bilancio dei decessi registrati nella Repubblica democratica del Congo, ma l'Oms ha escluso «collegamenti» con l'epidemia in Africa occidentale.
Le denunce di Onu e Fao
Parlando al Palazzo di Vetro, il vicesegretario generale Onu, Jan Eliasson, detto che le Nazioni Unite hanno bisogno di denaro, medici, infermieri, laboratori, e dispositivi di protezione per affrontare il virus Ebola: «Non possiamo permetterci di perdere la battaglia». Oggi, inoltre, il sistema mondiale di informazione e allerta precoce della Fao ha lanciato un «allarme speciale» sulle ricadute dell'epidemia nel settore agricolo dei Paesi colpiti. «Mette a rischio i raccolti e fa balzare i prezzi alimentari», ha denunciato l'agenzia Onu per l'alimentazione. Pesa la carenza di manodopera e, soprattutto, le zone di quarantena e le restrizioni alla circolazione delle persone, che hanno ridotto gli scambi e favorito «acquisti dettati dal panico e notevoli aumenti dei prezzi alimentari di alcuni prodotti».
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