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Questo articolo è stato pubblicato il 04 settembre 2014 alle ore 23:13.
L'ultima modifica è del 05 settembre 2014 alle ore 09:26.

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NEWPORT (GALLES) - La Nato si compatta per far fronte alla crisi ucraina, mentre cresce la cooperazione fra i partner per misurarsi con la minaccia islamica sullo scacchiere siro-iracheno. Il vertice di Newport s'avvia verso la giornata conclusiva con l'attenzione puntata su Minsk la capitale bielorussa dove oggi venerdì 5 settembre il presidente ucraino Petro Poroshenko dovrebbe sancire il cessate il fuoco nell'est del Paese, prologo ad un cammino negoziale con le forze indipendentiste filo russe. Con l'approvazione di Mosca naturalmente.

«Fino ad ora le parole della Russia sono state solo falsità - ha avvertito il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen - perché sul terreno la realtà è diversa: mezzi militari di Mosca sono in Ucraina. Per la prima volta dalla seconda guerra mondiale in Europa un Paese ha cercato di conquistarne un altro». Prologo a una soluzione militare targata Nato? Non esattamente. Lo ha escluso il ministro degli esteri italiano e prossimo Alto rappresentante per la politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, precisando che «l'unica via è politico - diplomatica».

Le forme di collaborazione che l'Alleanza offre all'Ucraina sono in realtà varie e articolate. A cominciare «dalla cooperazione tecnica su armamenti anche letali» come ha detto il presidente Poroshenko, fino alla creazione di una forza di intervento rapido di 4mila uomini che dovrà agire per i Paesi alleati, ma appare elemento di ulteriore rassicurazione anche per Kiev. In attesa di capire come finirà la partita che comincia venerdì a Minsk, di capire, cioè, se siamo dinnanzi all'ennesimo bluff di Vladimir Putin, gli alleati studiano nuove sanzioni.

Il consigliere per la sicurezza della Casa Bianca, Ben Rhodes, ha confermato che gli Usa stanno studiando nuove sanzioni e che dovrebbero essere coordinate con quelle che l'Unione europea sta mettendo a punto e dovrebbe approvare già oggi. Nonostante qualche resistenza francese, la Germania è stata esplicita. «Siamo pronti - ha detto il Cancelliere Angela Merkel - a mettere tutto il peso di nuove sanzioni economiche sulle nostre domande politiche».

L'Alleanza ha quindi la forza di compattarsi davanti alla minaccia russa con misure che secondo indiscrezioni potrebbero colpire l'accesso di imprese pubbliche del settore oil and gas al mercato dei capitali. La forza dei provvedimenti in via di possibile adozione dipenderà dall'atteggiamento di Mosca verso Kiev.

La prima giornata di summit è stata, dunque, largamente dominata dall'Ucraina, ma i leader alleati si sono anche misurati con il capitalo ISIS, ovvero la minaccia dello Stato Islamico che si va formando in punta di cannone fra Siria e Iraq. «Se riceveremo una richiesta di assistenza dall'Iraq - ha confermato il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen - la valuteremo».

In realtà cresce il consenso per azioni dei singoli stati al fianco degli Usa. Il premier inglese David Cameron ha ieri confermato l'invio di aiuti militari ai peshmerga curdi e annunciato di «non escludere» alcun intervento. Nella notte il re di Giordania Abdallah II ha illustrato ai capi di stato e di governo della Nato il piano in tre fasi che vorrebbe sviluppare per rintuzzare la minaccia dei terroristi sunniti che impazzano fra Siria ed Iraq.

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