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Questo articolo è stato pubblicato il 06 settembre 2014 alle ore 10:07.
L'ultima modifica è del 06 settembre 2014 alle ore 10:32.

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L'affluenza non sembra da record, il meteo non è dei peggiori, la Ferrari non si sa ancora se sia da podio ma le vere preoccupazioni sono altre: uno dei temi sempre più caldi del gran premio d'Italia è il famigerato rinnovo del contratto con Ecclestone dopo il 2016. Non si tratta del solito "disco rotto" estivo pre gara, di una pre tattica ben nota per alzare l'asticella, come ci ha sempre abituati il patron del Circus, o di un'esasperazione mediatica tanto per cercare la notizia.

Si tratta invece di una delle sfide più importanti per l'economia del territorio, dell'industria meccanica e degli sport motoristici in Italia. Eppure, in loco, la percezione e gli effetti sono buoni: dalle stime più aggiornate relativamente ai benefici in ambito turistico di questa settimana soltanto, l'edizione 2014 del Gran Premio d'Italia è valutata capace di muovere un indotto totale di 28,5 milioni, di cui 14 nella sola Brianza, 3 a Como, poco meno di 1 nel lecchese e intorno ai 9 per milanese. Decisamente meno degli anni migliori, ma tutto sommato rimangono numeri importanti. Ingentissimo il valore del brand, quotato quest'anno in 3,8 miliardi, frutto di un'eredità storica e culturale irripetibile. Dati ghiotti, che comunque non documentano quanto effettivamente dia beneficio la vicinanza della pista per una delle industrie di cui l'Italia può andare più orgogliosa.

Ma la situazione è estremamente delicata. I celeberrimi guai giudiziari ereditati dalla precedente gestione sono una spada di Damocle per il futuro del gran premio di Formula 1, a cui è legato a doppio filo l'intero destino dell'autodromo e di una bella fetta di indotto. Basti pensare che, per diversi motivi, nel 2014 non si sono ripresentate tre serie importanti negli anni recenti del Nazionale: Superbike, Fia WTCC e Superstars. Un ammanco importante alle casse già in cattive acque dell'autodromo: quindi la Formula 1 è sempre più essenziale per andare avanti.

Il rinnovo, non certo agevolato da Ecclestone, subisce la pressione delle richieste sempre più esose e sfarzose (si vocifera di più spazio nei paddock a disposizione della Fom, nuovi volumi da realizzare, e tanto, tanto denaro in più di fee, circa 11 milioni) che sembrano gettare benzina su un fuoco già molto vivo. Come unica speranza di risoluzione, c'è la nuova gestione di due personaggi di spicco, volti arcinoti nel mondo dei motori, ai quali è richiesto di fare il "miracolo" di convincere il grande vecchio a non abbandonare la gara più tradizionale, famosa e veloce.

I protagonisti: Andrea Dell'Orto, presidente in carica di Confindustria Monza e Brianza, chiamato un mese fa a dirigere la Sias, la società che gestisce l'autodromo, in virtù della sua grande esperienza industriale nell'omonima industria di famiglia. Dall'altro lato Ivan Capelli, ex pilota Ferrari, eletto neanche due mesi fa a capo di Aci Milano.

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