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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2014 alle ore 07:29.
L'ultima modifica è del 09 settembre 2014 alle ore 07:31.

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L'Irlanda sente aria di ripresa e chiede di poter restituire in anticipo gli onerosi prestiti del Fondo monetario internazionale, per risparmiare fino a 375 milioni all'anno sfruttando i bassi costi di finanziamento sui mercati. A questo scopo il governo, guidato dal ministro delle Finanze Michael Noonan, è in pressing su Commissione europea e Bce per ottenere il via libera al progetto, che dovrebbe essere discusso anche all'Ecofin di venerdì prossimo a Milano.

Un passo indietro è d'obbligo. Nel novembre del 2010, dopo il collasso del sistema bancario seguito allo scoppio della bolla immobiliare, l'Irlanda fu costretta – secondo Paese dopo la Grecia – a ricorrere a un piano di salvataggio internazionale: 67,5 miliardi di aiuti in tre anni in cambio di un rigoroso percorso di risanamento, da cui Dublino è uscita a dicembre dell'anno scorso. Un terzo dei finanziamenti, circa 22 miliardi, furono forniti dall'Fmi, il resto dall'Unione europea, ma i prestiti del Fondo hanno un interesse vicino al 5%: un tasso più che accettabile ai tempi della crisi, quando i bond decennali di Dublino superarono il 14%, non oggi, con costi di finanziamento nettamente inferiori (da quando l'Irlanda è tornata a finanziarsi sui mercati i tassi sui decennali hanno continuato a calare e oggi si collocano al di sotto del 2%).

Il piano del governo è dunque quello di rifinanziarsi sui mercati, sfruttando anche il trend favorevole innescato dalle mosse della Bce (e dalle aspettative sulle possibili mosse), restituendo una buona parte del prestito Fmi, altrimenti da rimborsare tra il 2015 e il 2023. Il ministro delle Finanze Noonan - impegnato tra ieri e oggi in un forcing diplomatico con il commissario ad interim agli Affari economici Jyrki Katainen, il capo del fondo salva-Stati Esm Klaus Regling, il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem e il presidente della Bce Mario Draghi – punta a una restituzione anticipata di 18 miliardi sui 22,5 dovuti all'Fmi, da rifinanziare in tre tranche successive. Il via libera delle autorità europee è necessario perché, secondo gli accordi stipulati nel 2010 all'atto della concessione dei prestiti, il Governo sarebbe tenuto a rimborsare nello stesso momento tutti i suoi creditori e non soltanto uno, per non correre il rischio di penalizzare qualcuno.

Fonti Ue hanno dichiarato ieri mattina che non dovrebbero esserci particolari obiezioni di natura legale al piano di Dublino, che tuttavia deve superare le perplessità del governo tedesco (e un voto del Bundestag) e della Bce. Per le finanze dell'Irlanda si tratterebbe di un bel colpo: se infatti l'economia del Paese ha ripreso a correre (nel primo trimestre del 2014 il Pil ha registrato un incremento congiunturale del 2,7% e la crescita annua è stimata al 3%) e la disoccupazione è in calo costante, rimane il problema dell'enorme debito pubblico, superiore al 120% l'anno scorso. Una netta sforbiciata degli interessi aiuterebbe.

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