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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 21:57.

L'assassino delle tre suore italiane, barbaramente uccise nel loro convento in Burundi, è stato arrestato. Lo riferisce la polizia locale. «Il sospetto è nelle nostre mani e ha confessato», ha annunciato il colonnello Helmegilde Harimenshi. L'uomo fermato aveva con sé il cellulare di una delle suore assassinate e la chiave del convento.
Secondo fonti della polizia, dopo l'arresto e la confessione del killer, emerge che l'assassino, arrestato oggi, è tornato nella notte in convento dopo i primi due delitti per uccidere la terza religiosa. Inoltre, la polizia ribadisce che le tre missionarie italiane sono state violentate dal loro assassino. Fonti missionarie saveriane avevano invece smentito lo stupro. Per l'omidio erano state fermate tre persone, guardiani dipendenti della parrocchia cattolica Guido Maria Conforti, collegata al convento delle religiose a Kamenge, a nord della capitale.
Intanto il ministro degli Esteri, Federica Mogherini, in un'audizione al Senato, conferma che non sono ancora chiare le cause dell'omicidio delle tre missionarie saveriane. Nel suo intervento in Parlamento, il ministro oltre a rivolgere «un pensiero alle tre suore uccise», ha voluto sottolineare che non si può «far finta di niente davanti ad un tema gravissimo», quello «dell'attacco ai cristiani che in molte parti del mondo sta diventando un fenomeno drammatico».
Oggi la presidenza della Conferenza episcopale ha voluto esprimere il suo dolore e la convinzione, come ha detto lunedì papa Francesco, che il loro martirio sarà seme fecondo.
E nel pomeriggio, alle 18,30, in cattedrale, il vescovo di Parma, Enrico Solmi, presiede la celebrazione in suffragio delle sorelle. Le tre religiose saranno sepolte nel cimitero saveriano di Bukavu, nell'est della Repubblica Democratica del Congo, dove giovedì ci sarà la Messa in cattedrale.
A Luvungi, dove le suore hanno trascorso parte della loro missione, ci sarà una lunga veglia notturna. «Non ci sarà il rimpatrio delle salme per volontà espressa dalle nostre sorelle missionarie e perché la gente, che hanno amato e servito, desidera che rimangono con loro», ha dichiarato all'agenzia vaticana Fides suor Delia Guadagnini, ex superiora regionale delle missionarie saveriane per la Repubblica Democratica del Congo e il Burundi.
«Tutte e tre avevano seri problemi di salute, ma, quasi puntando i piedi, avevano chiesto di poter tornare in Burundi e dare la vita fino alla fine. Erano tornate accettando di svolgere piccoli servizi, perché le loro forze non consentivano loro compiti impegnativi», ha aggiunto.
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