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Questo articolo è stato pubblicato il 10 settembre 2014 alle ore 08:36.
L'ultima modifica è del 10 settembre 2014 alle ore 08:42.

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Il processo "Maestro" riparte dalla Corte di appello di Reggio Calabria. Solo per un imputato, ma di spicco: Boccardelli, che si dichiara proprietario del Cristo ligneo attribuibile a Michelangelo e sotto sequestro in un caveau bancario di San Marino (si veda pezzo principale).

La quinta sezione della Corte di Cassazione il 4 giugno 2014, pronunciandosi sul ricorso di Alessandro Giorgi, Giuseppe Speranza e Francesco Pietro Calipa, ha infatti annullato la sentenza della Corte di appello di Reggio Calabria del 24 aprile 2013, rinviandola per un nuovo esame alla stessa Corte di appello di Reggio «limitatamente alla posizione di Angelo Boccardelli». La stessa Suprema Corte, nella camera di consiglio dell'11 luglio 2014 correggerà due errori materiali: anziché rinviare a Reggio aveva rimandato a Messina ma, soprattutto, ha specificato che il rinvio è a diversa sezione rispetto a quella che si era pronunciata nella primavera dello scorso anno a Reggio Calabria.

Cose che capitano. La sostanza è che la posizione di Boccardelli sarà di nuovo sotto la lente. Prima di addentrarci su questa figura ricordiamo che il 18 novembre 2011, in primo grado, il processo a Palmi terminò con cinque condanne e tre assoluzioni. Alla sbarra presunti affiliati e fiancheggiatori della cosca Molè di Gioia Tauro. Le indagini della Dda di Reggio Calabria si concentrarono sulle ingerenze delle cosche al porto di Gioia Tauro nelle importazioni di merci. La sentenza rispose solo in parte alle richieste formulate dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Roberto Di Palma, che aveva invocato 91 anni di carcere a fronte dei 36 comminati. I condannati furono Antonio Albanese (10 anni), Francesco Pietro Calipa (sette), Alessandro Giorgi (tre anni) e Giuseppe Speranza (nove). Ad Angelo Boccardelli toccarono sette anni e sei mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e la sottoposizione, dopo la pena espiata, per tre anni alla misura della libertà vigilata.

Il 19 giugno 2013 l'appello, nel confermare la sentenza di Boccardelli, si concluse con quattro assoluzioni e cinque condanne. I giudici di secondo grado assolsero Agostino Cosoleto, Antonio Morabito, Rocco Nicoletta e Angelo Politanò. I coniugi cinesi Dai Rongrong e Lyn Wanli furono condannati a 3 anni e 5 mesi di reclusione, Ernesto Modafferi a 5 anni, Gesuele Zito a 2 anni e 2 mesi, Francesco Tripodi a 4 anni con l'esclusione delle aggravanti.

Chi è Boccardelli
Secondo la pubblica accusa (come si legge nell'ordinanza), Boccardelli – primo segretario del conte Giacomo Maria Ugolini, ambasciatore della Repubblica di San Marino presso Giordania ed Egitto e rappresentante della Gran Loggia dell'Oriente, morto nel gennaio 2006 – avrebbe concorso con altri nell'offrire un contributo concreto, specifico e determinante per il perseguimento delle finalità della ‘ndrina Molè – della quale pur tuttavia non faceva parte organicamente – con particolare riferimento alla acquisizione da parte della stessa ‘ndrina della struttura alberghiera Villa Vecchia di Monte Porzio Catone (Roma), di proprietà del conte Ugolini, del valore (all'epoca) di 20 milioni ed ereditata da Boccardelli alla sua morte, nonché al controllo da parte della stessa cosca sulle attività economiche che si svolgevano nell'area portuale di Gioia Tauro (comprese quelle connesse alle operazioni doganali e di trasporto delle merci oggetto di import-export soprattutto dalla Repubblica Popolare di Cina).

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