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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2014 alle ore 19:05.
L'ultima modifica è del 12 settembre 2014 alle ore 18:10.

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(Ap/LaPresse)(Ap/LaPresse)

Un piede nella "lista nera", l'altro nei negoziati: il nome di Aleksandr Zakharchenko, primo ministro della Repubblica separatista di Donetsk, è in testa al nuovo elenco di personaggi colpiti dalle sanzioni dell'Unione Europea. Quello stesso nome però è tra le firme del protocollo di Minsk del 5 settembre scorso, la tregua e i primi passi che dovrebbero condurre a un piano di pace. Questo è uno dei paradossi del momento che la crisi ucraina sta attraversando: i governi europei, subito seguiti dagli Stati Uniti, hanno ritenuto giusto mantenere alta la pressione e hanno dato il via a nuove misure, perché non convinti che la Russia - come ha detto Barack Obama - «abbia davvero posto fine ai tentativi di destabilizzare l'Ucraina». La Ue è consapevole dei rischi di ritorsioni russe, e della possibilità di danneggiare intese delicatissime, sulla cui durata pochissimi sono pronti a scommettere. E infatti Vladimir Putin, in viaggio in Tajikistan, ha reagito duramente alla novità, affermando che le nuove sanzioni minano gli sforzi per arrivare alla pace in Ucraina. Il presidente russo ha anche avvertito che Mosca sta pensando a delle contromisure. Con un cessate il fuoco in vigore e l'obiettivo della pace, ha detto Putin, le sanzioni sono «un po' strane».

Sanzioni più rigide

Ma intanto sulla Gazzetta Ufficiale europea sono stati pubblicati i nuovi provvedimenti, in attesa delle decisioni americane nel pomeriggio. Sono 15 le società sanzionate: tra queste ci sono i nomi dei giganti del petrolio Rosneft (che ha partecipazioni in Pirelli e Saras), di Gazpromneft e Transneft (il monopolio degli oleodotti), di tre produttori di armi: ristretto per loro l'accesso ai mercati finanziari europei. Le imprese europee non potranno esportare prodotti "dual use" (a impiego civile o militare) diretti verso altri nove gruppi russi. Infine, altri 24 nomi si aggiungono all'elenco di persone a cui la Ue negherà il visto d'ingresso, e di cui eventualmente congelerà proprietà all'interno dell'Unione. Nella lista ci sono deputati della Duma russa - tra cui il nazionalista Vladimir Zhirinovskij; alcuni leader separatisti protagonisti della rivolta di Donetsk; e un grande nome del mondo industriale russo, Serghej Chemezov, ex agente del Kgb come Vladimir Putin, ora a capo del colosso Rostec: che raccoglie centinaia di aziende impegnate nella produzione di tecnologie hi-tech in campo civile e militare.

Il nome di Gazprom

Per quanto riguarda l'America, la prima banca statale russa Sberbank è comparsa nella "lista nera" aggiornata. E anche quello di Gazprom, il monopolio che viene associato per la prima volta alle sanzioni. Gli Stati Uniti hanno irrigidito le sanzioni colpendo, da una parte, cinque grandi progetti energetici russi (esplorazione e produzione petrolifera nell'Artico e in acque profonde, ed esplorazione nello shale oil, il petrolio imprigionato nelle rocce) a cui le major occidentali non potranno partecipare. Con Gazprom, colpite Gazpromneft, Lukoil, Surgutneftegaz e Rosneft. Dall'altra parte, viene ulteriormente ristretto l'accesso ai mercati dei capitali per le grandi compagnie russe di Stato.

La risposta del Cremlino

Dmitrij Peskov, portavoce di Putin, ha commentato la decisione europea - venuta dopo un lungo dibattito - dicendo all'agenzia Interfax che le compagnie e i contribuenti europei «dovranno pagare i costi» delle nuove sanzioni. Ma intanto il primo a farne le spese è stato il rublo, che ha portato le perdite della settimana al 2% e ora ha segnato sul dollaro il minimo di tutti i tempi, 37,938 rubli, e arrivando a quota 49,01 sull'euro. Incapace di soccorrerlo la Banca centrale russa, che ha lasciato invariati all'8% i tassi di interesse accusando l'inflazione (al 7,7% l'8 settembre) alimentata dalle sanzioni occidentali, e dalle contromisure russe.

La decisione di irrigidire le sanzioni, avverte il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov, rischia di spezzare il processo di pace «proprio nel momento in cui guadagnava stabilità». La Russia, ha aggiunto, risponderà «in modo calmo e adeguato, e soprattutto proteggendo i propri interessi». Nel mirino di Mosca, ha detto il consigliere economico del Cremlino Andrei Belousov confermando minacce già espresse nei giorni scorsi, potrebbe finire l'import di auto nuove e usate dalla Ue, ma anche «altri prodotti dell'industria leggera, alcuni capi tessili».

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