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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2014 alle ore 17:21.
L'ultima modifica è del 11 settembre 2014 alle ore 21:55.

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(Reuters)(Reuters)

«A 13 anni dagli attentati siamo più forti, non importa cosa incontriamo sulla via, l'America ne esce sempre più forte». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, dal Pentagono nel suo discorso per celebrare il tredicesimo anniversario dagli attentati dell'11 settembre.

Tredici anni dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, in cui «piccole e odiose menti cospirarono per spezzare la nostra forza, l'America resta in piedi e fiera». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, intervenendo al memoriale del Pentagono nel giorno dell'anniversario degli attacchi.

«Oggi ricordiamo tutti quelli che hanno sacrificato la vita in questi 13 anni, oltre 6.800 patrioti americani», ha detto il presidente americano, sottolineando che oggi «continuiamo ad andare avanti, perché come americani non cediamo alla paura».
Al Pentagono è intervenuto anche il capo degli Stati maggiori riuniti, generale Martin Dempsey: «Il dolore non è mancanza di fede, né segno di debolezza. È il costo dell'amore».

Il discorso di Obama contro Isis: li distruggeremo
Proprio ieri sera in un discorso alla nazione Obama ha spiegato la strategia degli Stati Uniti per «indebolire e distruggere» l'Isis: gli Usa guideranno una coalizione internazionale, i bombardamenti mirati saranno estesi anche alla Siria ed esperti militari americani formeranno gli eserciti dei Paesi del Medio Oriente minacciati dai terroristi.

La strategia Usa in quattro punti
Ecco i quattro punti portanti della strategia, così come li ha spiegati lo stesso presidente Usa nel discorso alla nazione in diretta tv, sottolineando come «per ognuno di questi quattro punti, all'America si unirà un'ampia coalizione».

Il primo è la campagna aerea sistematica, anche in Siria. «Primo, condurremo una sistematica campagna di raid aerei contro questi terroristi» e «gli daremo la caccia ovunque. Questo vuol dire che non esiterò ad agire contro l'Isis in Siria, così come in Iraq».

Il secondo punto riguarda l'invio di altri 475 soldati, ma non per combattere. «Aumenteremo il nostro sostegno alle forze che combattono contro questi terroristi sul terreno. A giugno ho inviato diverse centinaia di soldati americani per valutare come sostenere al meglio le forze irachene» e ora «invieremo ulteriori 475 militari».

Terzo punto, taglio finanziamenti e lotta a propaganda. «Lavorando con i nostri partner raddoppieremo i nostri sforzi per tagliare i suoi finanziamenti, migliorare la nostra intelligence, rafforzare le nostre difese, contrastare la sua ideologia deforme e frenare il flusso di combattenti stranieri dentro e fuori il Medio Oriente», ha detto Obama.

Quarto, gli aiuti umanitari. «Continueremo a fornire assistenza umanitaria ai civili innocenti che sono stati sfollati da questa organizzazione terrorista». Tra loro ci sono «musulmani sunniti e sciiti che sono in grave pericolo, così come decine di migliaia di cristiani e altre minoranze religiose».

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