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Questo articolo è stato pubblicato il 13 settembre 2014 alle ore 08:12.

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Un piede nella "lista nera", l'altro sotto il tavolo dei negoziati: il nome di Aleksandr Zakharchenko, premier della Repubblica separatista di Donetsk, è in testa al nuovo elenco di personaggi colpiti dalle sanzioni dell'Unione Europea. Lo stesso nome però è tra le firme del protocollo di Minsk del 5 settembre, la tregua e i primi passi che dovrebbero condurre a un piano di pace. È uno dei paradossi del momento che la crisi ucraina sta attraversando: i governi europei, seguiti dagli Stati Uniti, hanno ritenuto giusto tenere alta la pressione e hanno dato il via a nuove misure, perché non convinti che la Russia abbia davvero posto fine ai tentativi di destabilizzare l'Ucraina. Ieri per la prima volta alle sanzioni è stato associato (dall'America) anche il nome di Gazprom.
La Ue è consapevole dei rischi di ritorsioni, e della possibilità di danneggiare intese delicatissime, sulla cui durata già pochi erano pronti a scommettere. E infatti Vladimir Putin ha reagito duramente, affermando che le nuove sanzioni minano gli sforzi per arrivare alla pace in Ucraina. «Le sanzioni - ha detto - non portano mai gli effetti desiderati». Il presidente russo ha anche avvertito che Mosca sta pensando a contromisure, ma le adotterà solo dopo aver studiato le conseguenze.
Usa e Ue si sono preoccupati di sottolineare che le sanzioni sono reversibili: potranno rientrare se il successo del processo di pace sarà più tangibile. Cosa che potrebbe essere facilitata da una notizia arrivata ieri sera all'improvviso, annunciata dalla Commissione europea: Ue, Russia e Ucraina hanno deciso di rinviare fino al 2016 l'applicazione dell'Accordo di libero scambio tra Kiev e Bruxelles. Viene disinnescata, con un anno di ritardo, la miccia che ha acceso la crisi ucraina. Se il tempo che si sono dati servirà a trovare una soluzione a tre sul fronte del commercio, questo non potrà che lavorare a favore di una soluzione dell'intero conflitto ucraino. In tarda serata, tuttavia, la notizia che un secondo convoglio russo - ufficialmente umanitario - ha attraversato la frontiera con l'Ucraina non ha certo migliorato l'atmosfera.
Intanto sulla Gazzetta Ufficiale europea sono state pubblicate le nuove sanzioni. Sono 15 le società colpite: tra queste i giganti del petrolio Rosneft (che ha quote in Pirelli e Saras), Gazpromneft e Transneft, e di tre produttori di armi: ristretto per loro l'accesso ai mercati finanziari europei. Le imprese europee non potranno esportare prodotti a impiego civile o militare diretti verso altri nove gruppi russi. Infine, altri 24 nomi si aggiungono all'elenco di persone cui la Ue negherà il visto d'ingresso. Nella lista ci sono deputati della Duma russa - tra cui il nazionalista Vladimir Zhirinovskij; leader separatisti protagonisti della rivolta di Donetsk; e un grande nome del mondo industriale russo, Serghej Chemezov, ex agente del Kgb, ora a capo del colosso Rostec: che raccoglie centinaia di aziende impegnate nella produzione di tecnologie hi-tech, civili e militari.

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