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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2014 alle ore 14:51.
L'ultima modifica è del 17 settembre 2014 alle ore 20:31.

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(Corbis)(Corbis)

Non è vero che la Germania investe troppo poco, né che il suo surplus commerciale sia un problema per i partner europei. Da giorni sotto pressione per aprire i cordoni della borsa e spendere un po' del prezioso surplus di bilancio, Berlino reagisce con stizza. Il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha respinto le accuse sugli investimenti definendole «inconsistenti». Quanto ai conti con l'estero, le critiche «non sono logiche, né ragionevoli».

Soltanto martedì il primo ministro francese Manuel Valls nel discorso di insediamento del nuovo governo aveva rilanciato l'appello ai tedeschi a dare una mano alla crescita europea investendo parte del loro surplus e stimolando la domanda interna. Qualche giorno prima era stato il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, a chiedere a alla Germania di mettere sul piatto uno 0,5% addizionale di Pil soprattutto per ammodernare le infrastrutture. Ma il governo, apparentemente, non vuole sentire parlare di aumentare la spesa. Caldeggia, al contrario, piani di rilancio degli investimenti privati.

I dati, però, sembrano raccontare un'altra verità. Secondo la banca pubblica di sviluppo Kfw, il governo tedesco potrebbe spendere quasi 150 miliardi di euro l'anno in nuovi investimenti senza violare il principio, messo in costituzione, della parità di bilancio. Nel primo semestre dell'anno, del resto, l'avanzo di bilancio è stato pari all'1,1% del Pil. Secondo Diw, think tank di Berlino specializzato in ricerca economica, la Germania con gli investimenti, pubblici e privati, al 17% del Pil ha un gap con la media dell'Eurozona di circa tre punti percentuali. Seguito a ruota, nel divario tra potenziale di spesa e realtà, da Olanda e Finlandia. Guardando a quello che è successo negli ultimi due anni, poi, il gap tedesco sale al 3,9 per cento.

Ma tutto questo non scuote il governo di Grande coalizione che prosegue con determinazione sulla strada del "risparmio" per chiudere in anticipo di un anno il primo budget senza nuovo debito dal 1969. Forse in questo momento al ministero delle Finanze fanno più paura le nubi che si addensano sulla crescita.

Un altro segnale in tal senso è venuto mercoledì dall'Associazione tedesca delle banche che ha tagliato le stime di crescita. L'economia tedesca ha rallentato la marcia a causa soprattutto delle crisi in Medio Oriente e Ucraina che hanno eroso la fiducia di imprese e famiglie. Secondo la Bundesverband deutscher banken il primo paese dell'area euro non crescerà dell'1,8% nel 2014 ma soltanto dell'1,5 per cento. E l'anno prossimo l'aumento del Pil sarà dell'1,6% rispetto alla più rosea previsione del 2 per cento. «Negli ultimi mesi l'economia ha perso slancio», ha commentato Hans-Joachim Massenberg, consigliere di amministrazione di Bdb.

Nonostante la flessione, confermata dai più recenti indicatori della fiducia degli operatori, che ha avuto riflessi negativi soprattutto sugli investimenti, la Germania rimane su un binario di sostanziale solidità e potrà beneficiare sia della graduale discesa dell'euro che del buon andamento dell'economia americana. In ribasso, per gli esperti delle banche private, anche le previsioni per l'intera Eurozona: quest'anno il prodotto interno lordo dovrebbe fermarsi allo 0,8 per cento e arrivare all'1,2 per cento nel 2015.

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