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Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2014 alle ore 15:38.
L'ultima modifica è del 19 settembre 2014 alle ore 17:08.

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FRANCOFORTE – Appello alla Germania perché tagli le tasse sul lavoro e aumenti gli investimenti pubblici per far uscire l'Eurozona dalla stagnazione. Joerg Asmussen, sottosegretario al Lavoro nel Governo Merkel ed esponente del partito socialdemocratico tedesco, e Benoit Coeuré, membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea, hanno scritto un articolo per il "Berliner Zeitung" di ieri, in cui illustrano una strategia «a tre pilastri» (politica monetaria, fiscale e riforme strutturali) per la zona euro e in cui chiedono esplicitamente alla Germania di fare di più.

Il messaggio politico è significativo da parte di entrambi gli autori: Coeuré di fatto chiarisce il pensiero del presidente della Bce, Mario Draghi, che nel suo discorso di Jackson Hole, anch'esso basato sulla strategia in tre punti, il mese scorso aveva sollecitato allo stimolo fiscale i Paesi con i conti in ordine, ma senza citare la Germania; Asmussen, ex collega di Coeuré nel consiglio della Bce, pur precisando che scrive «a titolo personale», è la prima figura di spicco della Spd a pronunciarsi apertamente per un taglio delle imposte.

Rilanciare gli investimenti e abbassare il cuneo fiscale
Lo scorso anno, il partito aveva anzi condotto una campagna elettorale in cui questo tema, più caro a un'ala dei democristiani del cancelliere Angela Merkel, era stato respinto. La Spd si era invece espressa già allora a favore di un rilancio degli investimenti pubblici.
«La Germania – scrivono i due – può usare parte dello spazio di manovra nel proprio bilancio per sostenere gli investimenti e ridurre il cuneo fiscale, pur preservando la sua solida posizione fiscale. Nel fare questo, affronterebbe alcune delle sue sfide economiche future».

Aumentare la concorrenza nei settori protetti
Nell'articolo, Coueré e Asmussen sostengono anche che «la Germania ha bisogno di aumentare la concorrenza e la produttività nei settori protetti dalla concorrenza internazionale, il che avrebbe anche un impatto positivo sulle prospettive di crescita del Paese e lo renderebbe meno vulnerabile agli shock che colpiscono il commercio mondiale».

Il Governo per ora non ci sente
Oltre a Draghi, anche il direttore del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, è intervenuta di recente per spingere il Governo tedesco ad adottare una politica fiscale che stimoli l'attività economica, nell'interesse della Germania stessa, oltre che dell'area euro. Una discussione che si rinnoverà oggi e domani in Australia alla riunione dei ministri finanziari e dei governatori del G-20. Per ora, tuttavia, la risposta di Berlino è stata negativa. Il Governo ha presentato in Parlamento un bilancio che riporta il deficit pubblico a zero nel 2015 per la prima volta dal 1969 e lo mantiene a questo livello per gli anni successivi. Diversi economisti hanno notato che la proposta va addirittura oltre i limiti imposti dal cosidetto «freno al debito pubblico» inserito nella Costituzione. Il nuovo motto è «niente nuovo debito». Il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaueble, ha escluso in modo netto manovre di stimolo fiscale. L'intervento di Asmussen però mostra che anche all'interno dell'esecutivo tedesco ci sono posizioni diverse.

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