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Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2014 alle ore 21:08.
L'ultima modifica è del 21 settembre 2014 alle ore 21:15.

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«Vecchia guardia posso accettarlo ma più vecchia guardia di Berlusconi e Verdini chi c'è. Vedo che loro sono trattati con educazione e rispetto, chissà che prima o poi non capiti anche a me». Dopo l'intervista al Sole 24 Ore, Pier Luigi Bersani in serata al Tg1 torna a replicare al premier Matteo Renzi che aveva accusato gli oppositori del Jobs Act di difendere lo statu quo.

«Io conservatore proprio no», ha ripetuto Bersani. Riconoscendo che nel ddl delega all'esame del Senato «di positivo ci sono le intenzioni che si dichiarano», il deputato Pd ha sostenuto che ciò che non va «è una norma molto vaga che si presta a varie interpretazioni». Perché se l'idea è dire «no alla frammentazione e alla precarietà, allora si deve sfrondare e unificare con un percorso crescente di diritti per tutti, compresi i licenziamenti». E qui Bersani ha segnalato che «in tutta Europa esiste il reintegro, quindi semplifichiamo ma il reintegro resta», attirandosi subito la risposta via twitter di Maurizio Sacconi (Ncd, relatore del Jobs Act a Palazzo Madama): «Ricordo a Bersani che in tutta Europa il reintegro o non c'è o si può convertire in indennizzo».

A chi gli chiedeva se si prepara a votare no al provvedimento, l'ex segretario Pd ha risposto: «Io non ragiono così. Ci riuniamo per trovare un punto di convergenza e intesa. Per me l'equilibrio tra capitale e lavoro è un più del riformismo».

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