Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 21 settembre 2014 alle ore 17:59.
L'ultima modifica è del 21 settembre 2014 alle ore 19:58.

Il giorno di San Matteo è arrivato e il premier Matteo Renzi ha detto al Tg2 di aver mantenuto la promessa fatta lo scorso marzo nel salotto di Porta a Porta: «I soldi ci sono, e quindi l'impegno a pagare i debiti 2013 alle imprese entro il 21 settembre è mantenuto». Ma la sua affermazione ha scatenato la reazione piccata delle imprese e dell'opposizione, che già ieri avevano fatto notare il ritardo del Governo. Tanto che da Palazzo Chigi, nel tardo pomeriggio, è giunta la precisazione: «Corretto dire che la sfida è vinta. Lo Stato è in condizione di pagare tutti i debiti» a patto che le imprese certifichino i crediti.

No a «informazioni parziali» che contribuiscono «soltanto a creare confusione», afferma la nota del Governo. Il punto chiave è che «lo Stato si è messo nelle condizione di pagare tutti i debiti. E dunque è corretto sostenere che la sfida di liberare risorse per pagare tutti i debiti Pa è vinta. Rimane quella di semplificare e imporre efficienza a tutta la pubblica amministrazione».

Mappatura chiara solo con fatturazione elettronica
Il dato di partenza, sostiene Palazzo Chigi, è che «oggi lo Stato non è in grado di avere una mappatura chiara, una fotografia certa dei debiti cui deve fare fronte». Per questo la fatturazione elettronica, introdotta con la riforma della Pa, «è lo strumento chiave per determinare, d'ora in avanti, il chi, il quanto e il quando dell'impegno preso dallo Stato nei confronti dei suoi creditori». Il sistema che permetterà di controllare se tutti gli enti centrali pagano a 30 giorni «va esteso anche alle amministrazioni locali e il sistema girerà definitivamente».

I crediti possono essere pagati ma le aziende li certifichino
Il Governo ricorda che tutti i soggetti che hanno un debito verso la Pa sono oggi - grazie all'accordo tra Governo, banche e Cdp - in condizione di essere pagati: «Purtroppo devono sottostare a una procedura che prevede la certificazione del credito sul sito del Governo. Ma se l'operazione è complicata dal punto di vista procedurale, il concetto è molto aemplice». Entro il 21 settembre, assicura la nota, «abbiamo messo a disposizione i soldi per pagare tutti i debiti di parte corrente. Purtroppo non tutti sono stati pagati perché il procedimento richiede un comportamento attivo (registrazione) da parte delle aziende. In un mondo normale il pagamento dovrebbe essere automatico. Purtroppo l'assurdo meccanismo del passato e l'inefficienza di molti enti locali impone di usare questa procedura».

Restano fuori soltanto 2-3 miliardi
Sfida vinta, quindi, per Palazzo Chigi. «Rimangono fuori da questo computo - che comunque supera ampiamente i 30 miliardi - solo quella quota parte di debiti della Pa su investimenti (stimati tra i due e i tre miliardi di euro) per i quali i soldi ci sono, ma il problema è il rispetto del 3% sul deficit». Gli unici debiti non pagabili sono questi, «non 60 miliardi, come abbiamo letto da qualche parte».

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi