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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 06:38.

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ROMA
Fumata nera per i giudici della Consulta, con rinvio a martedì prossimo per sbrogliare il caso-Bruno, dopo la notizia (finora non smentita dai magistrati) di un'indagine della Procura di Isernia nei confronti del presidente della commissione Affari costituzionali, nell'ambito della vicenda Ittierre. Fumata bianca per i componenti del Csm, con l'elezione di Paola Balducci, in quota Sel, e del forzista Pierantonio Zanettin, che vanno così a completare il nuovo organo di autogoverno della magistratura: domani il passaggio di consegne al Quirinale e lunedì la prima seduta del plenum con il Capo dello Stato per eleggere il vicepresidente. Giovanni Legnini (Pd) è in pol position ma i 16 togati non hanno ancora deciso se votarlo o preferirgli Giuseppe Fanfani (anche lui Pd) oppure Renato Balduzzi (Sc).
Proprio lo stallo sulla Consulta ha finito per sbloccare l'elezione dei due laici di Palazzo dei Marescialli dopo 54 giorni dalla scadenza del vecchio Consiglio. L'impasse sui nomi di Luciano Violante (candidato Pd) e Donato Bruno (Fi) - che da tre settimane e sei scrutini non riescono a superare il quorum di 570 voti - aveva trascinato con sé anche il Csm, per il quale la Lega, Sel e M5S rivendicavano un proprio candidato e, in funzione di questo, condizionavano il loro appoggio al ticket Violante-Bruno. Le notizie rimbalzate da Isernia hanno complicato di più la faccenda, rendendo indigeribile la candidatura forzista a una larga fetta del Pd e imbarazzando persino molti azzurri. Di qui la necessità di «un'ulteriore riflessione» ferma restando la candidatura di Violante, spiegavano ieri il vicesegretario Dem Lorenzo Guerini e i capigruppo Pd Zanda-Speranza prima della seduta; ma, proprio per questo, anche la necessità di sbloccare il voto sul Csm. Pd e Fi sono quindi entrati in Aula con l'indicazione di votare Balducci e Zanettin ma scheda bianca per la Consulta. Così hanno fatto anche Ncd, Sel e centristi. Scheda bianca su tutta dala Lega, mentre il M5S ha votato Alessio Zaccaria per il Csm.
Consulta
I giorni da qui a martedì saranno decisivi per chiarire la posizione di Bruno. Nonostante il mantra «io sono garantista», il Pd è in difficoltà da quando è trapelata la notizia di una sua iscrizione nel registro degli indagati per truffa aggravata e concorso in interese privato del curatore in atti del fallimento della holding Ittierre. Finora la notizia non è stata smentita dai magistrati e Bruno si è limitato a escludere di aver ricevuto un avviso di garanzia, benché l'iscrizione come indagato prescinda dall'invio dell'avviso, necessario solo se il magistrato deve procedere a un atto "garantito", cioè in presenza dei difensori. Prima, le indagini sono segrete e l'interessato ne viene a conoscenza solo se c'è bisogno di una proroga. Per uscire dall'impasse, Bruno potrebbe chiedere alla Procura conferma o smentita. E sembra che intenda farlo. Altrimenti la Corte verrebbe messa in grave imbarazzo: l'articolo 3 della legge costituzionale n. 1 del '48 riconosce infatti ai giudici costituzionali un'immunità di tipo procedurale, finché restano in carica, corrispondente a quella riconosciuta ai parlamentari in base alll'articolo 68 della Costituzione prima della riforma che abolì l'autorizzazione a procedere; e da tempo, ormai, i costituzionalisti concordano sul fatto che il rinvio al 68 è «recettizio» (si riferisce cioè al contenuto della norma come l'avevano concepita i costituenti), e non solo formale. Dunque, se Bruno fosse eletto "al buio", i magistrati sarebbero costretti a chidere alla Corte di autorizzare o meno la prosecuzione delle indagini. Una situazione che non ha precedenti nella storia di palazzo della Consulta. Di qui la necessità di chiarire prima del prossimo voto. Nel frattempo Fi ragiona anche su un possibile nuovo nome (da Maurizio Paniz e Giovanni Guzzetta).

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