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Questo articolo è stato pubblicato il 24 settembre 2014 alle ore 06:38.
MILANO
Un'operazione da tre milioni per il restauro di un albergo. Uno strano giro di affari dietro a cui si nascondevano, in realtà, due società di Cipro, riconducibili al magnate russo Arkadij Rotenberg. È attraverso la ricostruzione di questo movimento sospetto di denaro che nasce l'operazione italiana del Nucleo valutario della Gdf, finalizzata alla sicurezza internazionale e alla lotta al terrorismo.
Come riportato ieri dal Corriere della Sera, due oligarchi russi, Rotenberg, appunto, amico personale di Vladimir Putin, e Oleksii Mykolayovych Azarov, figlio del primo ministro ucraino, hanno subito il congelamento dei beni sul territorio italiano (ora gestiti quindi dal demanio) in quanto sostenitori dell'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina. La prima misura, per Azarov, è scattata lo scorso aprile, mentre la seconda, nei confronti di Rotenberg, è stata attuata a inizio settembre.
Era la prima volta che accadeva in Italia. Quest'ultima operazione è nata monitorando un finanziamento da 3 milioni che doveva servire a restaurare l'hotel Berg Luxury di Roma. Il denaro arrivava dalla holding Aurora 31, dietro a cui ci sono altre due società con sede a Cipro: Olpon Investments Limited e Logotax Development Limited, riconducibili a Rotenberg. Ad aprile le indagini che avevano come oggetto Azarov sono state possibili, invece, ricostruendo i movimenti di una società austriaca.
L'Italia, come tutti i Paesi europei, attua la normativa Ue del 2005, finalizzata alla repressione del finanziamento del terrorismo. Si è messo al lavoro anche l'Unità di informazioni finanziarie di Bankitalia, che monitora i movimenti finanziari dei magnati russi.
Per ora sono stati congelati a Rotenberg appartamenti e ville in Sardegna (Villasimius, Cagliari, Porto Cervo, Arzachena), l'albergo romano e una villa a Tarquinia, per un totale di 30 milioni.
Nel mirino del Nucleo valutario c'è, potenzialmente, una lista di 11 persone, redatta dai servizi segreti degli Stati Uniti e "girata" all'Unione europea, che ha recepito le segnalazioni. Di questi 11, sette sono già stati sanzionati e altri 4 sono monitorati (potrebbero già essere in corso dallo scorso aprile attività di approfondimento e interventi). Si tratta di Vladislav Surkov, Sergey Glazyev, Leonid Slutsky, Andrei Klishas, Valentina Matviyenko, Dmitry Rogozin e Yelena Mizulina (già sottoposto a misure restrittive). Si aggiungono i 4 sotto osservazione: Sergey Aksyonov, Vladimir Konstantinov, Viktor Medvedchuk, Viktor Yanukovych. Possibili dunque, a breve, altre operazioni anti-terroristiche.
Ora la questione internazionale diventa complessa, visto che Mosca ha già pronto, da marzo scorso, un provvedimento che applica, secondo il principio della reciprocità, le stesse misure agli imprenditori e agli investitori europei e americani sul proprio territorio. Nel mirino ci sono i Paesi che hanno sostenuto l'Ucraina. Da ricordare che in Russia sono presenti le principali banche italiane (Unicredit e Intesa sanpaolo, ad esempio), oltre a grandi gruppi industriali. Senza tralasciare il fatto che Mosca ha in pancia 139 miliardi di dollari in titoli di Stato Usa.