Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 06:59.

My24
AfpAfp

Le frasi sono state equilibrate ed interlocutorie ma la sostanza del discorso è che nella parte italiana della sezione transfrontaliera della Tav Torino-Lione il codice antimafia, per ora, non si applica. «In effetti la questione, in ragione della sua delicatezza e rilevanza – ha spiegato due giorni fa alla Camera dei deputati il ministro dell'Interno Angelino Alfano nel corso dell'audizione nella I Commissione, Affari costituzionali – è in corso di approfondimento in varie sedi, a partire dal Comitato di coordinamento per l'alta sorveglianza delle grandi opere nonché nell'ambito dei lavori della Conferenza intergovernativa Italia-Francia, ove le due delegazioni hanno pienamente condiviso la necessità di prevedere l'applicazione della nostra normativa antimafia alle opere che il nuovo soggetto promotore pubblico di diritto francese, in via di costituzione, realizzerà in territorio italiano».

L'intervento di Alfano fa seguito a quello di Fabiana Dadone (M5S) che nel corso della precedente audizione del ministro e ancor prima in un'interrogazione rimasta senza risposta, aveva richiamato l'accordo italo-francese del gennaio 2012 per la realizzazione della Tav Torino-Lione e la relativa legge di ratifica, laddove dispone l'applicazione esclusiva del diritto francese alle opere che saranno realizzate nella parte italiana della sezione transfrontaliera.

Nell'ultima riunione di tale Conferenza intergovernativa Italia-Francia, ha proseguito Alfano, «la delegazione francese ha manifestato la disponibilità a che principi e clausole della predetta normativa siano estesi a tutta l'opera, inclusa la tratta in territorio transalpino, pur a fronte dell'inesistenza di una legislazione antimafia francese. Sulla problematica le due delegazioni hanno in corso ulteriori approfondimenti volti a individuare gli strumenti giuridici più idonei a conseguire tale obiettivo».

La posta in gioco
Allo stato, dunque, come spiegò al sole24ore.com il 10 aprile Mario Virano, commissario di Governo per l'opera ferroviaria e presidente dell'Osservatorio Torino-Lione, «il problema non pare certo delegabile al cda del futuro promotore pubblico anche perché una qualunque impresa che venisse esclusa dagli appalti a seguito dell'applicazione della normativa antimafia, oggi potrebbe fare ricorso a qualunque Tribunale francese e vedersi cancellata l'eventuale esclusione. Io per primo, anni fa, ho sollevato questo problema nell'ambito della conferenza intergovernativa».

La questione non è di lana caprina, visto che i costi della sezione transfrontaliera sono valutati in circa 8,5 miliardi di cui il 60% a carico di Italia e Francia (a loro volta nella misura del 57,9% e del 42,1%) e il 40% a carico della Ue (Fonte: dossier del 30 luglio 2013 della Camera dei deputati).

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi