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Questo articolo è stato pubblicato il 26 settembre 2014 alle ore 06:59.

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La sezione transfrontaliera si estende da Saint-Jean-de-Maurienne in Francia a Susa-Bussoleno in Italia. Sul versante piemontese l'estensione è di 18,1 km di cui 12,5 nel tunnel di base. La parte in superficie nella Piana di Susa è di 2,6 km e la connessione alla linea storica di Bussoleno è di 3 km, di cui 2,1 in galleria.

Ce n'è abbastanza per scatenare gli appetiti delle mafie e per cercare, dunque, di capire appieno la valenza degli articoli 6 e 10 dell'accordo stipulato il 30 gennaio 2012 tra il Governo italiano e quello francese per la realizzazione e l'esercizio della nuova linea ferroviaria.

L'articolo 6 dispone che il promotore pubblico (vale a dire l'ente aggiudicatore che ancora, di fatto, non c'è e che prenderà il posto della società Ltf) avrà sede legale a Chambéry (Francia) mentre la direzione operativa sarà a Torino. L'articolo 10 precisa che l'esecuzione dei contratti relativi alla realizzazione dell'opera conclusi dal promotore pubblico sono disciplinati dal diritto pubblico francese, «tenuto conto dell'unità fisica e funzionale della sezione transfrontaliera del progetto».

La vigilanza sui cantieri
«Vorrei poi chiarire, continuando a riferirmi ai quesiti posti dall'onorevole Dadone – ha continuato in Commissione il ministro dell'Interno – che l'attività di vigilanza ai cantieri della Tav, diretta a prevenire eventuali tentativi di infiltrazione anche della criminalità organizzata calabrese, opera in maniera complementare rispetto al Piano nazionale anti-‘ndrangheta Il punto di contatto tra queste due iniziative sta piuttosto nel fatto che il Gitav, l'apposita struttura interforze che si occupa dei pericoli di infiltrazione nei lavori dell'alta velocità in Piemonte, è incardinato nella stessa Direzione centrale - quella della Polizia Criminale - preposta all'attuazione del citato Piano nazionale, con evidenti possibilità di scambi sinergici tra i diversi operatori di polizia. Non escludo che in una fase più avanzata anche per la Tav si possano mettere in campo procedure di verifica antimafia e di prevenzione amministrativa analoghe a quelle sperimentate per Expo 2015, per le quali si registrano risultati assolutamente non trascurabili, come dimostrano le 47 interdittive emanate dal prefetto di Milano».

Le reazioni della politica
«Nel corso dell'audizione svoltasi in Commissione affari costituzionali – ha dichiarato Fabiana Dadone – il ministro dell'Interno ha confermato che nella zona transfrontaliera italo-francese della Tav non è applicabile la normativa antimafia. La cessione della piena sovranità statale nel tratto tra Italia e Francia è stata una scelta di Governo e maggioranza che di fatto hanno lasciato scoperti i cantieri della Tav alla infiltrazione mafiosa.

L'avevamo segnalato in una interrogazione senza alcuna risposta. Sollevato il dubbio in audizione, Alfano è stato costretto ad ammettere che la normativa antimafia non è applicata né applicabile e che a distanza di mesi dalla stipula dell'accordo Italia-Francia sulla Tav le delegazioni sono ancora impegnate in approfondimenti per capire cosa è meglio fare. La mafia ringrazia».

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