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Questo articolo è stato pubblicato il 29 settembre 2014 alle ore 21:30.
L'ultima modifica è del 29 settembre 2014 alle ore 22:08.

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(Afp)(Afp)

La protesta corre sui social
Meno stilizzato e più colorato è logo realizzato da un'altra artista Tania Willis, che mostra un ragazza in giallo che si ripara, con un ombrello a strisce colorate, da una cascate di stelle che arrivano da una nuvola che ricorda la bandiera cinese. E ha pubblicato il logo su Twitter con la scritta «gli artisti di Hong Kong sostengono i dimostranti pacifici di #OccupayHk per il suffragio universale. I dimostranti di Hk sono degli eroi!».

Anche in questo coinvolgimento di artisti e designer Occupy Central ricorda il movimento in cui si è ispirato nel nome e nella strategia, Occupy Wall Street, il movimento di protesta americano iniziato, il 17 settembre 2011, proprio con il tentativo di blocco del centro finanziario di New York. Ed è il centro finanziario di Hong Kong che è stato bloccato dalle proteste degli studenti e del movimento che chiedono che il governo locale e di Pechino approvi una legge che permetta veramente il suffragio universale nelle elezioni del 2017 nell'ex colonia britannica. A differenza del movimento newyorkese, che non aveva fondatori o leader individuali, Occupy Central ha un fondatore, Benny Tai Yiu-ting, professore associato di Giurisprudenza dell'Università di Hong Kong, che ha avviato il movimento di disobbedienza civile nel gennaio del 2013.

«Noi abbiamo fiducia nel fatto che il popolo di Hong Kong possa mantenere lo spirito non violento», ha dichiarato in un'intervista rilasciata ad un giornale internazionale subito dopo l'annuncio dell'inizio della settimana di mobilitazioni da parte degli studenti lo scorso 22 settembre. Riguardo poi al sostegno internazionale alla protesta, l'attivista ha mostrato una certa cautela, segno anche di una grande acutezza politica, per non prestare il fianco alle accuse, del resto già lanciate, di interferenze straniere nel movimento da parte di Pechino: «vogliamo mantenere il movimento come un movimento locale per la democrazia, certamente accogliamo la preoccupazione della comunità internazionale, però dobbiamo contare sugli sforzi del popolo di Hong Kong».

Petizione a Obama: “non diventi una “seconda Tienanmen”
Hong Kong non diventi una “seconda Tienanmen”: il presidente americano, Barack Obama, deve fare pressione su Pechino. Questo il contenuto della petizione pubblicata sul sito della Casa Bianca e che ha raccolto 185mila firme. La Casa Bianca si è impegnata a rispondere alle petizioni che raccolgono oltre 100mila firme. “Caro presidente Obama, noi, gli amanti della democrazia che vivono negli Usa, le chiediamo di fare pressione sul governo cinese affinché mantenga la sua promessa di elezioni democratiche a Hong Kong. Riteniamo che un secondo massacro di Tienanmen possa aver luogo a Hong Kong”.

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