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Questo articolo è stato pubblicato il 02 ottobre 2014 alle ore 16:40.
L'ultima modifica è del 02 ottobre 2014 alle ore 18:02.

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«Il virus ebola potrebbe mutare e diffondersi per via aerea se l'epidemia non verrà tenuta sotto controllo velocemente»: a lanciare sul Telegraph quello che è un vero e proprio scenario da incubo è Anthony Banbury, capo della missione Onu che in Africa Occidentale sta combattendo contro il virus.

«Non esiste alcuna prova di una diffusione del virus ebola per via aerea» ed anche se il virus «dovesse mutare, non è detto che ciò determinerebbe tale modalità di diffusione». Così Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell'Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, uno dei due centri ad alta specializzazione indicati in Italia per l'assistenza e la diagnosi su ebola, in riferimento all'allarme lanciato dall'Onu.

Si tratta di «un allarme non fondato su prove scientifiche. Quanto ad eventuali mutazioni del virus - ha detto Ippolito - al momento tali mutazioni non ci sono; nessuno può dire se il virus muterà o meno. Inoltre, anche nell'eventualità di una mutazione, non è detto che ciò determini una modalità di trasmissione per via aerea». Tutto ciò, ha concluso, «ovviamente non significa che non si debbano applicare tutte le precauzioni previste».

«Un' espansione dell'epidemia dell'Ebola in Africa, se non viene affrontata in maniera urgente e adeguata, pone rischi significativi sul fronte economico e finanziario non solo per quella regione, ma per il mondo intero»: lo afferma la direttrice del Fmi, Christine Lagarde, che mette in guardia anche da altri rischi geopolitici, come la crisi ucraina e quella del Medio Oriente.

Intanto in Texas, la cui capitale Dallas ha accolto il paziente numero zero, un dottore della Sierra Leone arrivato malato attraverso uno scalo a Bruxelles, si stanno controllando cento persone. E non mancano le polemiche. Dimesso dall'ospedale con una prescrizione di antibiotici e riposo, ignorando le disposizioni diramate in agosto dai Centers for Disease Control and Prevention, che impongono alle strutture sanitarie di chiedere alle persone con sintomi sospetti se provengono dai Paesi africani colpiti. Così ora, sull'ospedale del Texas e sui sanitari distratti piovono le polemiche. «La storia del viaggio» del paziente «è stata registrata, ma non è stata comunicata a chi doveva prendere la decisione. E' stato un errore», ha detto senza mezzi termini il direttore dei National Institute of Allergy and Infectious Disease, Anthony Fauci, parlando alla Cnn. «Non vogliamo infierire su di loro, ma speriamo che questo non accada mai più. I Cdc hanno fortemente enfatizzato la necessità di ricostruire la storia dei viaggi» di tutte le persone con sintomi sospetti, ha detto l'esperto.

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