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Questo articolo è stato pubblicato il 05 ottobre 2014 alle ore 15:40.
L'ultima modifica è del 05 ottobre 2014 alle ore 16:30.

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Ignazio Visco, governatore della Banca d'ItaliaIgnazio Visco, governatore della Banca d'Italia

Non capita tutti i giorni che un banchiere centrale europeo spenda parole severe su come è stata gestita la Grande Crisi a partire dal 2008. E capita ancora meno che sottolinei come la trasmissione di un imput monetario della banca centrale, di frequente dipinta come onnipotente, debba fare i conti con il tempo e con l'effettiva reazione del mercato, che resta sovrano.

Infine, è pressoché escluso che si rivolga direttamente ai suoi colleghi ricordando che nel loro lavoro devono impegnarsi per il “benessere delle persone” e non per i “parametri” economici e le “formule astratte”. Affermazione con una notevole carica rivoluzionaria.
A Napoli, che ha ospitato nei giorni scorsi il Consiglio della BCE, il Governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco (napoletano, classe 1949, nel 2011 ha sostituito Mario Draghi al vertice di Bankitalia), è apparso come il cigno nero, evento rarissimo in natura. E il suo dinner speech del 1°ottobre – tre cartelle leggibili - tutto è stato meno che formale.
Citando l'economista del ‘700 Ferdinando Galiani, nato a Chieti ma napoletano d'adozione e precursore della moderna economia con la sua teoria sul valore basata sul rapporto concreto tra domanda e offerta di beni, Visco ha ricordato ai colleghi quanto la realtà possa rivelarsi differente da quella prevista dalla teoria e quanto sia difficile, per i banchieri centrali, prevedere la velocità con la quale l'economia reagirà pre esempio alla variazione dei tassi d'interesse. Insomma, si deve andare avanti con spirito critico, quello dell'”investigatore senza pregiudizi”, “con i mezzi a nostra disposizione o con quelli che dobbiamo inventare ogni volta per trovare una via d'uscita da questa crisi terribile”.

Già, la crisi. E lo spirito critico. L'Europa incompiuta (quella della moneta senza stato) e la sua governance sono di nuovo sotto tiro. La recessione incombe e minaccia la costruzione europea. Il Governatore della Banca d'Italia a Napoli è stato molto duro. Al “Mattino” ha detto che “abbiamo avuto una grave crisi per molti errori e ritardi”. Quando è scoppiata, la crisi, “si è cominciato, anziché da una condivisione di obiettivi di bilancio, dai test sulle banche; poi siamo intervenuti in Grecia con un'azione sulla ristrutturaziuone del debito, invece di risolvere i problemi dell'economia reale; il punto è che sono usciti i capitali dall'Europa e questo ha creato i debiti sovrani”.

Insomma, approccio sbagliato. I banchieri centrali che devono fare, ora? Draghi potrà andare avanti sulla strada delle politiche “non convenzionali”? Le ultime righe dello speech di Visco sono rivolte ai colleghi, primo fra tutti il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, “vicino” di tavolo a Napoli. “Abbiamo dimostrato di essere pronti, se necessario, a percorrere nuove strade, inespolorate sulle mappe teoriche; il nostro pensiero ed il nostro impegno, a Francorforte e a Roma, devono essere sempre rivolti al benessere delle persone, non ai parametri o alle formule astratte”. Una svolta di metodo che nell'Europa degli zerovirgola e in crisi violenta farebbe molto comodo, anche a Bruxelles.

PS. Il richiamo di Visco all'abate Galiani e alla verifica del mercato ricorda un altro Governatore: Luigi Einaudi, al timone di Via Nazionale da gennaio 1945 al marzo 1948. Valentissimo agricoltore e produttore di vino, il grande liberale piemontese non perdeva mai occasione di un confronto di mercato e sul mercato, visitando aziende e facendo subito qualche conto. Le pagine del suo Diario 1945-1947 sono ricche di notazioni pratiche, comprese quelle che mettono a confronto la produzione di uova delle galline del Banco di Roma con quella delle galline della Banca d'Italia, pare meno produttive. “Interessante” viene definita da Einaudi anche una speculazione che si svolge in pieno centro di Roma, al Tritone. “Una ragazza vende fiori ai soldati americani che passano: centro metri più giù un'altra ragazza chiede i fiori in regalo ai soldati medesimi, che cortesemente ne fanno omaggio. La seconda ragazza, quando ne ha raccolto un mazzo, li riporta alla prima e così si ripete l'operazione parecchie volte. Alla fine della giornata, con i fiori pagati a 20 lire l'uno, il risultato non è spiacevole”. La forza della realtà come bussola, anche per i banchieri centrali.
twitter@guidogentili1

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