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Questo articolo è stato pubblicato il 06 ottobre 2014 alle ore 21:32.
L'ultima modifica è del 06 ottobre 2014 alle ore 22:47.

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Il governo farà le riforme? «Ce la mettiamo tutta, non si molla di un centimetro». Lo ha detto il premier, Matteo Renzi, ospite a `Quinta Colonna´ su Retequattro. «Sono vent'anni che siamo bloccati, è chiaro - ha sottolineato - che si scontenta sempre qualcuno, ma io sono convinto che ce la facciamo anche per il sostegno della gente. Tieni botta come dicono in Emilia, e noi teniamo botta». Non mi va, ha detto il premier, «che qualcuno decida di bloccare» il processo delle riforme. « Ascoltiamo i consigli di chi non guida e sta al fianco, ma tocca a noi guidare», ha sottolienato il presidente del Consiglio. Poi uno sguardo all’America: «Obama è il più convinto di tutti» sulla necessità di rilanciare la crescita.

Articolo 18: totem ideologico, ma rischia di essere fonte di incertezza
«L'articolo 18 è un totem ideologico, riguarda solo 2.500 persone», ha deto Renzu, ma «rischia anche di esser fonte di incertezza» perché il reintegro dipende dalla decisione del giudice «e le aziende non sanno dove battere la testa, anche le aziende straniere». Attenzione, ha detto, «l'Italia da troppi anni difende il Made in Italy pensando che siano il passaporto per l'imprenditore. A me non interessa se l'imprenditore è italiano, americano, indiano, cinese, a me interessa che lui tenga fabbrica qui, e crei posti di lavoro», ha sottolineato Renzi. Che poi torna sull'articolo 18 e sottolineando: «È una battaglia ideologica, è allora perché i sindacati sono gli unici assieme ai partiti a non avere l'articolo 18?».

Lavoro: nei primi sei mesi segnali di difesa
«Noi abbiamo perso in 5 anni un milione di posti di lavoro, è tanta roba. Negli ultimi 6 mesi i primi segnale timidissima ripresa ci sono, sono 83 mila posti in più, ma arrivare a un 1 milione campa cavallo», ha detto il presidente del Consiglio. «Voglio fare un sistema per cui se qualcuno perde il posto di lavoro non lo si può caricare sull'imprenditore e dire 'non licenzi', perché se non ce la fa più è autorizzato a farlo purché da parte sua non ci sia un atto discriminatorio. Se per motivi suoi deve far meno di una persona, il nostro sforzo deve essere non farlo andare da un giudice». ha detto Renzi. «Anziché lasciare andare il lavoratore licenziato come fa oggi lo Stato, dandogli l'umiliazione di alzarsi la mattina e fare la fila ai centri per l'occupazione, bisogna riscoprire la bellezza della parola 'prendersi cura'». Se sei licenziato «intanto ti do un po' di soldi per andare avanti e avere uno stipendio immediato mettendo più soldi per gli ammortizzatori sociali. Però poi ti avverto che 'non è che stai qui a poltrire' ma ti do una regola per cui alla seconda volta che ti offro il posto o lo prendi o stai facendo il furbo».

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