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Questo articolo è stato pubblicato il 07 ottobre 2014 alle ore 06:37.

Il deal che avete avviato con Glaxo prevede la cessione della divisione vaccini, quindi anche dell'attività dello stabilimento di Siena. Tutto questo in che modo è compatibile con l'impegno sull'Italia?
La nostra volontà di investimento è confermata, anche se con un riorientamento verso altre aree come i farmaci innovativi. Quanto al sito di Siena, che verrà trasferito nella prima metà del 2015, Glaxo ha già assicurato che se permangono le condizioni positive in Italia lo stabilimento rivestirà un ruolo importante per tutto il settore dei vaccini del gruppo.
L'Italia è tristemente nota per il ritardo dei pagamenti della Pa, ancor più grave nel settore sanitario. Anche questo vi preoccupa?
È ovvio che questo rappresenti un problema per un'azienda come Novartis, ma devo dire che nell'ultimo anno in questo campo abbiamo notato dei progressi.
Nel frattempo siete stati multati dall'Antitrust, insieme a Roche, per il caso Aventis-Lucentis. Un brutto colpo d'immagine
Posso ribadire la nostra linea, oggetto di un ricorso del Tar del Lazio. La presunta intesa restrittiva della concorrenza non può configurarsi perché si tratta di due molecole dalle caratteristiche ben differenti. Siamo certi che il Tar farà chiarezza.
Tra meno di un anno salirà alla guida della federazione continentale di settore. Di che cosa ha bisogno l'industria europea per ripartire?
Semplificare e sostenere l'innovazione. Le faccio un esempio. La politica di riduzione dei prezzi nel settore sanitario adottata da molti Paesi europei crea alla lunga un problema di sostenibilità dell'innovazione. Prendiamo il caso di Novartis: possiamo dialogare con i governi sia come produttore di generici di qualità, ma a basso costo, sia di farmaci innovativi. I primi consentono al servizio sanitario di ridurre i costi, ma questo margine dovrebbe essere utilizzato per premiare chi investe in innovazione. Se così non sarà, l'Europa dovrà fare i conti con la possibilità che grossi flussi di investimento si spostino verso altre mete, come gli Usa o la Cina.
Che cosa si aspetta dalle istituzioni europee: ancora rigore o più flessibilità per la crescita?
È un bel dilemma. In linea teorica occorrerebbe un nuovo equilibrio tra la spesa per stimolare la crescita economica e un approccio responsabile alle finanze pubbliche. Ma facciamo un passo indietro: il modo migliore per assicurare crescita e posti di lavoro tenendo al tempo stesso le finanze sotto controllo è stimolare gli investimenti privati. Il Regno Unito di Cameron è stato un ottimo esempio: due-tre anni fa ha varato incentivi per attrarre gli investimenti dell'industria privata e oggi ha tassi di crescita tra i più elevati in Europa. Ecco, devo dire che oggi incontrando Renzi ho avuto la sensazione che ho avuto due-tre anni fa in Regno Unito, che si punta a stimolare gli investimenti privati per generare occupazione. La mia idea è che se il vostro premier rende l'Italia più attraente per gli investimenti privati, non sarà necessario spendere: sarà l'industria privata a generare nuovo lavoro.
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a pagina 15
L'incontro a Palazzo Chigi tra il premier e i colossi del farmaco

I NUMERI
57,9 miliardi
Fatturato globale
Novartis è presente in 150 Paesi, con circa 135.000 collaboratori. Nel 2013 il fatturato globale ha raggiunto i 57,9 miliardi di dollari
1.901
Addetti produzione italiana
Sono gli addetti alla produzione della multinazionale Novartis in Italia (prima dell'operazione con Glaxo che prevede la vendita anche del sito di Siena dedicato ai vaccini). Nel 2013, il fatturato italiano di Novartis si è attestato a 1.931 milioni di euro e le risorse destinate alla Ricerca & Sviluppo sono ammontate a 183,9 milioni di euro. L'export lo scorso anno si è attestato intorno a 280 milioni di euro
341
Gli studi clinici
Nel 2013 Novartis ha sostenuto 341 studi con il coinvolgimento di oltre 28.000 pazienti, per un investimento complessivo di 47,3 milioni di euro

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