Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 08 ottobre 2014 alle ore 11:55.
L'ultima modifica è del 08 ottobre 2014 alle ore 11:57.

My24

Tra i 2 e i 3 miliardi ancora da trovare. Il piano di tagli alla spesa che dovrà garantire circa la metà delle coperture della prossima legge di stabilità da 23-24 miliardi è in fase avanzata ma la quadratura del cerchio resta da trovare. Al momento sarebbero state individuate riduzioni di spesa per 5-6 miliardi, di cui 3-4 miliardi verrebbero realizzate facendo leva su un nuovo giro di vite sugli acquisti di beni e servi della Pa. Con una ricaduta, oltre che sui “consumi” di ministeri, enti locali e Regioni, sulla sanità dalla quale arriverebbero dai 700 ai 900 milioni anche attraverso la proroga del taglio del 5% dei prezzi sui dispositivi medici. Con il trascorrere delle ore cresce la possibilità che, alla fine, una parte dei tagli sia di tipo “lineare” o semi-lineare”. E questa non è la sola questione aperta. A una settimana esatta dal varo della “stabilità”, previsto per il 15 ottobre, il Governo deve sciogliere almeno altri quattro grandi nodi: destinazione del Tfr in busta paga; ulteriore riduzione dell'Irap; utilizzo del meccanismo del “reverse charge” per contenere l'evasione Iva; sblocco degli scatti per gli statali. Sulla stabilizzazione degli 80 euro, invece, le idee sono abbastanza chiare: il bonus sarà reso permanente, con un possibile mini-allargamento ai nuclei mono-reddito con molti figli, ma cambierà pelle e si trasformerà in una defiscalizzazione contributiva.

Lo spettro dei tagli lineari
I tecnici di palazzo Chigi e del ministero dell'Economia stanno lavorando alacremente con quelli degli altri dicasteri per completare il piano dei tagli. Un'operazione non semplice. Dai singoli ministeri sarebbero arrivate proposte per non più di 1,5-2 miliardi che terrebbero già conto delle ricadute della nuova stretta sulle forniture della Pa. L'asticella va alzata, anche perché in caso contrario il ministero dell'Economia sarebbe costretto a far scattare tagli lineari o semi-lineari, come ha lasciato intendere nei giorni scorsi lo stesso ministro Pier Carlo Padoan. Ai tagli si dovrà aggiungere la potatura della giungla delle agevolazioni fiscali, le cosiddette tax expenditures, dalla quale dovranno arrivare almeno 1-1,5 miliardi anche per concorrere alla copertura dei 3 miliardi necessari per disinnescare la clausola fiscale ereditata dal governo Letta.

Il bonus Irpef diventa permanente ma cambia veste
Come annunciato, il Governo renderà permanenti gli 80 euro in busta paga ma senza estendere il bacino dei beneficiari ai pensionati. L'unico mini-allargamento potrebbe riguardare i nuclei mono-reddito con molti figli. I lavoratori non dovrebbero però trovare nello stipendio la voce “bonus”. Con tutta probabilità dal 1° gennaio 2015 gli 80 euro si materializzeranno sotto forma di minori contributi. Un cambio di veste contabile che consentirebbe al Governo di classificare il bonus come minore entrata (con ricadute, sempre contabili, in funzione della riduzione del cuneo) e non come avviene oggi come minore spesa sulla base delle regole Eurostat.

Nuova dote da quasi 2 miliardi dalla lotta all'evasione
La stabilità da 23-24 miliardi avrà due serbatoi: il primo per 11,5 miliardi sarà garantito dall'utilizzazione della leva del deficit, senza comunque sfondare il tetto del 3 per cento. Il secondo serbatoio sarà rappresentato dai tagli e dal riordino delle tax expenditures dai quali dovrebbero arrivare 10-11 miliardi. Almeno un altro paio di miliardi dovrebbero poi essere ricavati dalle nuove misure di contrasto all'evasione fiscale. Su questo versante i tecnici stanno effettuando un'attenta valutazione dei possibili affetti dell'adozione del meccanismo del “reverse charge” collegato all'Iva sia in termini di vantaggi-svantaggi sia sotto il profilo dell'esatta quantificazione del gettito potenziale di questo intervento.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi