Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 09 ottobre 2014 alle ore 17:14.
L'ultima modifica è del 09 ottobre 2014 alle ore 21:56.

My24

«Abbiamo messo in allerta sulla possibilità di una recessione» dell'Eurozona, che secondo le stime è possibile al 35-40%, «un valore non insignificante». Lo ha detto il direttore generale del Fmi Christine Lagarde durante la conferenza stampa organizzata durante i lavori autunnali dell'istituto, in corso a Washington.

Secondo Lagarde «esiste il serio rischio che una recessione si verifichi se non si farà nulla». Viceversa, «se saranno messe in atto le giuste politiche, se tutti i Paesi faranno quello che devono fare, si può evitare» una recessione, ha detto ancora il numero uno del Fmi.
Lagarde ha ricordato che il Fmi «ha messo in guardia due anni fa sui rischi collegati a una situazione di bassa inflazione persistente» e ora si augura che «sia fatto di più» per contrastare il problema.

Il Fondo Monetario Internazionale plaude invece alle recenti misure della Bce, ma se «l'outlook per l'inflazione non migliora e le aspettative continuano a essere al ribasso, la Bce dovrebbe fare di più, incluso l'acquisto di titoli di stato» ha affermato poi Lagarde, sottolineando che il rilancio della crescita è al centro dell'agenda degli incontri al Fmi. Non è la prima volta che il Fondo chiede alla Bce di azionare il “bazooka”, cioè un Quantitative easing, per scongiurare la trappola della deflazione e della stagnazione. L'Fmi è in buona compagnia: anche l'Ocse e molti economisti indipendenti ritengono che la Bce non abbia fatto abbastanza di fronte a un'inflazione pericolosamente vicina allo zero.

Tuttavia l'Eurotower non intende al momento percorrere questa strada per almeno due ragioni. La prima è che ha da poco varato un nuovo piano d'azione che consiste in una serie di prestiti quadriennali alle banche (la prima asta si è svolta in settembre e ha deluso le attese con soli 82,6 miliardi di fondi erogati) mirati alla concessione di credito a imprese e famiglie e in un piano di acquisto di titoli garantiti da mutui e altre attività che scatterà a metà ottobre. La seconda ragione è l'opposizione del primo azionista della Bce, la Banca centrale tedesca, all'ipotesi di un Quantitative easing all'americana.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi