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Questo articolo è stato pubblicato il 10 ottobre 2014 alle ore 17:07.
L'ultima modifica è del 10 ottobre 2014 alle ore 17:10.

Lele Mora in un’immagine dello scorso settembre (Ansa)Lele Mora in un’immagine dello scorso settembre (Ansa)

Il pg di Milano Piero de Petris ha chiesto di confermare in appello la condanna per Emilio Fede e Nicole Minetti e di ridurre, invece, la pena per Lele Mora, imputati nel processo sul cosiddetto Ruby bis. Il rappresentante della pubblica accusa ha definito «una scelta processuale apprezzabile» quella di Mora di rinunciare ai motivi d'appello e per questo concede la «massima estensione delle attenuanti generiche» e rispetto alla condanna a 7 anni inflitta a Mora in primo grado, ora l'ex agente dello spettacolo rischia 5 anni e tre mesi e 30mila euro di multa.

A questo calcolo di pena, però, il pg aggiunge i due anni per la continuazione legata alla bancarotta per la quale è stato condannato a 4 anni e tre mesi. In sintesi, se dovesse essere accolta in pieno la richiesta dell'accusa Mora potrebbe passare da una condanna a 11 anni e tre mesi a 5 anni e tre mesi, con uno sconto di 4 anni.

In primo grado sia Mora che Emilio Fede erano stati condannati a sette anni di reclusione per favoreggiamento e induzione della prostituzione anche minorile, mentre l'ex consigliere regionale Nicole Minetti era stata condannata a cinque anni di reclusione per l'accusa di favoreggiamento della prostituzione (assolta dalle accuse di induzione della prostituzione e di favoreggiamento della prostituzione minorile per Karima El Mahrough).

Lo stesso De Petris, al termine della requisitoria, ha detto che la sentenza d'Appello con cui è stato assolto Silvio Berlusconi per il caso Ruby ha comunque provato che ci sono stati «rapporti sessuali» tra l'ex premier e la giovane marocchina. Il magistrato, infatti, ha spiegato che il leader di Forza Italia è stato assolto dall'accusa di prostituzione minorile con la formula «perchè il fatto con costituisce reato» e ciò significa, secondo il sostituto pg, che è stata riconosciuta l'esistenza di rapporti sessuali, ma senza la consapevolezza da parte dell'ex premier che la ragazza fosse minorenne.

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