Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2014 alle ore 08:54.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2014 alle ore 17:38.

My24

Altro che colonizzazione energetica per catturare le risorse altrui. Altro che fantasmagorici progetti tecnologici come quello che disegna, con il piano Desertech, enormi distese di pannelli solari del deserto del Sahara per portare l'elettricità in Europa. La nuova frontiera mette d'accordo etica, geopolitica e business. Sarà una vera cooperazione, all'insegna delle tecnologie della generazione e delle reti elettriche. Ben mirata sull'immensa area sud sahariana, dove le mature ma un po' asfittiche economie del Vecchio Continente possono cogliere - e noi italiani siamo in una posizione teoricamente privilegiata - due risultati insieme.

Possiamo assecondare un giusto sviluppo di quelle zone, frenando i flussi migratori alimentati dalla disperazione. E possiamo garantirci un nuovo consistente bacino di affari. Grazie a possibili investimenti aggiuntivi che solo nella generazione elettrica potrebbero superare da qui al 2040 i 450 miliardi di dollari, necessari per incrementare di almeno un terzo i target indicati finora, che le ultime stime giudicano insufficienti a innescare il livello minimo di sviluppo, o meglio di riscatto, di una delle zone più povere del mondo.

Imprese al lavoro
A disegnare la sfida e le opportunità, anche per l'Italia, è il primo rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) sulle prospettive energetiche dell'Africa sub-sahariana. Questa mattina a Londra la presentazione ufficiale. Oggi e domani a Roma il primo punto operativo delle nostre istruzioni direttamente con le delegazioni dei paesi africani, insieme alle imprese che guardano alle nuove opportunità di affari.

«Gli ultimi decenni hanno segnato una perdita di posizioni per le imprese italiane in Africa. Ma ora - anticipa Luigi Efisio Marras, direttore generale per la mondializzazione le questioni globali del nostro ministero degli esteri - le riconosciute competenze delle nostre imprese, da quelle della generazione elettrica a quelle della distribuzione, dai costruttori di infrastrutture a quelli degli apparati, possono godere di una posizione di vantaggio». Una marea di imprese e non solo i grandi nomi dell'industria e dei servizi, come Enel e Terna, pronti ad affiancare le tradizionali attività dell'Eni nell'upstream di idrocarburi. Ci saranno anche il Gse (il gestore tecnico-operativo dei nostri sistemi energetici) e l'Authority italiana dell'energia, pronte a dare una mano sul versante, assai critico, della regolamentazione e delle regole e strutture operative.
Italia avamposto europeo dei nuovo intervento di globalizzazione energetica promosso dall'Unione nel continente africano? «La nostra collaborazione all'ultimo rapporto Iea è stata essenziale, e la scelta del nostro paese per il primo confronto di lavoro lo testimonia», insiste Marras.

Commenta la notizia

Shopping24

Dai nostri archivi