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Questo articolo è stato pubblicato il 13 ottobre 2014 alle ore 12:13.
L'ultima modifica è del 13 ottobre 2014 alle ore 16:58.
«Aprirsi alle sorprese di Dio, non chiudersi ai segni dei tempi», ha chiesto Papa Francesco nell'omelia di oggi alla Domus Santa Marta. La raccomandazione del Papa - in coincidenza con il Sinodo Straordinario che sta segnando una svolta della Chiesa Cattolica riguardo alla pastorale familiare, nella direzione di una «conversione pastorale» - è stata cioé di «non rimanere attaccati alle proprie idee, ma camminare con il Signore trovando sempre cose nuove».
Divorziati risposati: accesso alla comunione dopo un cammino penitenziale
Intanto sui sacramenti ai divorziati cattolici risposati civilmente continuano a registrasi diverse sfumature da parte di cardinali e vescovi riuniti nel Sinodo straordinario sulla famiglia. Fra chi ricorda la dottrina e chi chiede misericordia, potrebbe allora farsi strada una ”terza via” che punta a concedere l'accesso alla comunione solo dopo un cammino penitenziale.
Divorziati risposati: evitare di farli sentire discriminati
«Le situazioni dei divorziati risposati esigono un attento discernimento e un accompagnamento carico di rispetto, evitando ogni linguaggio e atteggiamento che li faccia sentire discriminati», si raccomanda nella `Relatio post Disceptationem´ illustrata dal cardinale Peter Erdo, relatore generale al Sinodo in corso in Vaticano alla presenza di Papa Francesco. «Riguardo alla possibilità di accedere ai sacramenti della Penitenza e dell'Eucaristia» non mancano divisioni e diverse sensibilità all'interno della Chiesa. Infatti, come si riferisce nella `Relatio´, «alcuni hanno argomentato a favore della disciplina attuale in forza del suo fondamento teologico; altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise quando si tratta di situazioni che non possono essere sciolte senza determinare nuove ingiustizie e sofferenze». Un’ipotesi di `mediazione´ potrebbe rivelarsi allora il suggerimento secondo cui «l'eventuale accesso ai sacramenti occorrerebbe fosse preceduto da un cammino penitenziale e con un impegno chiaro in favore dei figli. Si tratterebbe - si spiega nella Relatio - di una possibilità non generalizzata, frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità, che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti».
La Chiesa accolga le persone omosessuali, ma no a nozze gay
La Chiesa accolga gli omosessuali, con fraternità, chiede la ´Relatio post Disceptationem' illustrata dal cardinale relatore Peter Erdo davanti al sinodo straordinario sulla famiglia. «Le persone omosessuali hanno doti e qualità da offrire alla comunità cristiana», si sottolinea chiedendosi: «Siamo in grado di accogliere queste persone, garantendo loro uno spazio di fraternità nelle nostre comunità? Spesso esse desiderano incontrare una Chiesa che sia casa accogliente per loro. Le nostre comunità sono in grado di esserlo, accettando e valutando il loro orientamento sessuale, senza compromettere la dottrina cattolica su famiglia e matrimonio?». La `Relatio´ riconosce che «la questione omosessuale ci interpella in una seria riflessione su come elaborare cammini realistici di crescita affettiva e di maturità umana ed evangelica integrando la dimensione sessuale: si presenta quindi come un'importante sfida educativa. Peraltro, la Chiesa - si ricorda - afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna». Inoltre, «non è nemmeno accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull'atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all'introduzione di normative ispirate all'ideologia del `gender´. Senza negare le problematiche morali connesse alle unioni omosessuali, si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner», avendo anche una «attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli».
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