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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2014 alle ore 10:05.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2014 alle ore 16:33.

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Da 5mila a 10mila contagi a settimana: è la stima dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per il mese di dicembre in Africa Occidentale. Lo ha detto oggi a Ginevra Bruce Aylward, vice direttore generale dell’Oms, responsabile della risposta operativa alla crisi di Ebola.

«Il numero potrebbe essere un po' più basso, un po' piu alto, ma dovrebbe situarsi nei dintorni», ha detto in una conferenza stampa Aylard. L'obiettivo dell'Oms è di giungere entro 60 giorni, entro il primo dicembre, a un tasso del 70% di sepolture sicure delle vittime di Ebola e del 70% di gestione sicura dei casi ed osservare così un calo dei casi in Guinea, Liberia e Sierra Leone.

Intanto è deceduto nell'ospedale di Lipsia in Germania il dipendente delle Nazioni Unite proveniente dalla Liberia che era stato ricoverato giovedì dopo aver contratto il virus di Ebola. La vittima, 56 anni, era un medico sudanese che lavorava per l'Onu in Liberia, il Paese dell'Africa Occidentale più colpito da virus. A dare la notizia del decesso lo stesso ospedale di Lipsia, il St George, dove era ricoverato.

Oggi Consiglio di sicurezza Onu per Ebola
Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si riunisce oggi alle 21 (ora italiana) a New York per discutere della minaccia posta dal virus Ebola, che ha già fatto oltre 4mila. Una riunione che segue di poche ore l'appello lanciato alla comunità internazionale dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama e dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
«I due leader si sono trovati d'accordo sul fatto che, di fronte alla minaccia posta da Ebola, la comunita' internazionale deve dare prova di maggiore determinazione e impegno per rispondere in maniera piu' risoluta» a questa crisi, ha spiegato la Casa Bianca.

A Dallas indagini per capire come è stata contagiata infermiera
L'indagine sulla presunta violazione dei protocolli di sicurezza contro l'Ebola nell'ospedale di Dallas, dove un'infermiera e' stata la prima contagiata negli Usa, deve procedere il piu' velocemente possibile e il suo esito dovra' essere integrato nei futuri piani di risposta in tutti gli Usa. E' il concetto che il presidente americano, Barack Obama, ha sottolineato incontrando ieri i consiglieri per la Salute pubblica e la sicurezza nazionale, che lo hanno aggiornato sulla situazione in corso in relazione al virus Ebola.
Obama ha anche parlato al telefono con l'omologo francese, François Hollande, per coordinare le azioni contro l'epidemia in Africa occidentale. I due hanno concordato che «deve essere fatto di più, e velocemente, per realizzare strutture di cura nei Paesi africani colpiti e che tutti i Paesi devono avere un ruolo nel fermare» la diffusione, ha riferito la Casa Bianca. Hanno anche parlato di misure addizionali al di fuori della zona dell'epidemia, tra cui i controlli dei passeggeri negli aeroporti.
Altra telefonata tra Obama e il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-moon, che hanno discusso della risposta internazionale all'epidemia e concordato che e' necessaria maggiore assistenza da parte della comunita' internazionale. Tutti i membri Onu, ha detto Obama, devono inviare personale, strumentazione e forniture per fermare l'epidemia all'origine.

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