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Questo articolo è stato pubblicato il 14 ottobre 2014 alle ore 15:44.
L'ultima modifica è del 14 ottobre 2014 alle ore 22:04.

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Jyrki KatainenJyrki Katainen

È alta tensione tra Roma e Bruxelles sulla Legge di stabilità. A poche ore dal varo della manovra e dal suo invio alla Commissione europea, è in corso un braccio di ferro tra le due parti. Il nodo del contendere è il deficit strutturale, cioè il disavanzo di bilancio al netto del ciclo economico e delle misure una tantum.

Scontro sul deficit strutturale
«La correzione del deficit strutturale nella legge di Stabilità resta dello 0,1 per cento», ha dichiarato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan al termine della riunione Ecofin, che conferma il rispetto del limite del 3% del rapporto deficit-Pil: «Staremo sotto e andremo avanti con il consolidamento strutturale». Un aggiustamento ritenuto troppo timido a Bruxelles: secondo fonti Ue sentite dall’agenzia Reuters, servirebbe infatti una correzione di almeno lo 0,7%, dunque ben al di là di quanto previsto dal Governo italiano. Il gap, secondo la fonte Ue di Reuters, costituirebbe «una seria violazione» delle raccomandazioni della Commissione, e potrebbe comportare una bocciatura della manovra.

Katainen: non ci sbilanciamo, aspettiamo il testo
«Mentre alcuni media vedono “avvertimenti” in ogni parola pronunciata a Bruxelles, noi aspettiamo il piano di bilancio prima di sbilanciarci”: così Simon O'Connor, portavoce del commissario agli affari economici Jyrki Katainen in un tweet scritto in italiano.

L’esame della Commissione
Parlando con i giornalisti, il ministro ha spiegato che il premier Renzi ha «presentato alcune componenti aggregate di una legge di bilancio che deve essere approvata», e «contestualmente presentata a Bruxelles», ed è quindi «presto per correggere qualcosa che non è stato ancora finalizzato» per andare incontro alla Ue. Negli ultimi giorni da Bruxelles è arrivato più di un segnale di preoccupazione nei confronti di Italia e Francia e delle loro manovre di bilancio. Le nuove regole europee prevedono infatti che gli Stati membri mandino le leggi di bilancio a Bruxelles entro il 15 ottobre, cioè prima dell’approvazione da parte dei Parlamenti nazionali. La Commissione può dunque chiedere modifiche preventive alle manovre.


Pareggio di bilancio, possibile ritardo ma l’obiettivo resta
Quasi a mettere le mani avanti rispetto alle possibili critiche europee, e in risposta alla voce circolata nelle ultime ore e rilanciata da fonti Ue che vorrebbe la manovra a rischio bocciatura, con la Commissione decisa a rispedirla al mittente per modifiche, Padoan ha sottolineato che «quello che conta» è che l’Italia continui «ad avere il target del pareggio», anche se si registra un ritardo «dovuto al fatto che ad aprile, quando abbiamo preso gli impegni, la previsione di crescita era dell'1,1% più alta di oggi per il 2015, il contesto si è altamente deteriorato». Intanto la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione che autorizza a rinviare al 2017 il pareggio di bilancio.

Il pressing italiano per rivedere il calcolo della crescita potenziale
Nel complesso, il ministro si è detto fiducioso in un via libera della Commissione europea: «Le nostre relazioni con la Ue sono molto costruttive, usiamo la flessibilità nelle regole e abbiamo un dialogo aperto con la Commissione». Fa ben sperare anche il pressing del nostro Paese affinché l’Europa «riveda e aggiorni» gli strumenti comuni sui quali si fondano le analisi e le decisioni di politica di bilancio Ue, e in particolare il calcolo della crescita potenziale e della differenza tra crescita potenziale e crescita effettiva, che ha un rilievo per il deficit strutturale. «Abbiamo bisogno di aggiornare questi strumenti - ha ribadito Padoan, per evitare conclusioni sbagliate sulle effettive condizioni dell’economai di un Paese.

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